Bologna, 14 gen. – “Io non mi sento in questo momento di rassegnare le dimissioni”. Fabio Rainieri, consigliere regionale della Lega Nord, ribadisce che non ha alcuna intenzione di lasciare la poltrona appena occupata all’interno dell’ufficio di presidenza dell’Assemblea legislativa. Condannato ad un anno e tre mesi e ad un risarcimento di 150 mila euro (pena sospesa, ndr) per la pubblicazione di un fotomontaggio dell’ex ministro per l’integrazione Cecile Kyenge con la testa di un orango, il leghista ha ribadito di non voler “mollare”.
“Questa è una condanna in primo grado” precisa il ‘garantista’ Rainieri che tira per la giacca Stefano Bonaccini: “Vorrei ricordare che lo stesso presidente della Regione non ha ricevuto nulla che lo scagioni definitivamente da quel provvedimento che aveva avuto pre-campagna elettorale”. Insomma, la Lega nata durante Tangentopoli, quella che sventolava i cappi in Parlamento contro i corrotti, quella Lega ora è la più garantista che ci sia: “Prima di condannare una persona servono tutti i gradi di giudizio”.
Il leghista non fa un passo indietro nemmeno sulla vignetta. Niente scuse a Kyenge: la vignetta “non era a sfondo razziale come qualcuno ha voluto sostenere (il Tribunale di Roma che lo ha condannato, ndr), ieri l’ho dichiarato in un comunicato”. “Ci sono vignette ben più pesanti che io tra pochi giorni mostrerò in giro, se questa situazione dovesse continuare, nei confronti di Salvini, di Calderoli, di Berlusconi e di tante altre personalità, alle quali non è stato dato questo risalto”. Per motivare il suo non essere razzista, Rainieri racconta che nella sua azienda lavora una persona marocchina, “e non lo bastono mica”.
Per presentare una mozione di sfiducia sono necessarie 13 firme. Il Movimento 5 Stelle vorrebbe presentarla ma sono solo 5 i suoi eletti. All’appello ne mancano 8. “Il Pd ha tutte le carte per farmi la sfiducia” dice Rainieri che prossimamente incontrerà i vertici del suo partito.
Sinistra Ecologia e Libertà, per bocca del capogruppo Igor Taruffi, fa sapere che lavora perchè “la maggioranza arrivi ad una posizione unitaria”. Magari anche con la presentazione di una risoluzione unitaria che chieda la sfiducia. L’auspicio del vendoliano rimane comunque che sia lo stesso Rainieri a togliere dall’imbarazzo l’Assemblea dimettendosi. Taruffi dice che “non c’è fretta, l’importante è il risultato”. Se Pd e Sel non trovassero un’intesa sulla sfiducia a Rainieri, l’intenzione dell’ala sinistra della maggioranza è quella di appoggiare la mozione dei grillini. Anche con la firma in calce.
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