In Ungheria un campo di detenzione per migranti. Da Röszke le immagini di Làbas
Le immagini diffuse dal collettivo bolognese Làbas documentano le condizioni dei profughi rinchiusi nel campo di Röszke, in Ungheria

11 sett. -Il campo di Röszke, Ungheria, dovrebbe essere un luogo di accoglienza per profughi. A giudicare dalle immagini diffuse dal centro sociale Làbas occupato di Bologna però, il centro ricorda più una sorta di campo di detenzione. Con reti di metallo per contenere i migranti e la distribuzione del cibo attraverso le grate.
Nel video si vedono bambini appoggiati alle reti di ferro, probabilmente in attesa di cibo e acqua, tende militari e gabinetti chimici. Röszke è un piccolo paese ungherese vicino al confine con la Serbia e la Romania. Quello diffuso dal collettivo Làbas non è l’unico video che documenta le condizioni del campo di Röszke. Sul sito del quotidiano inglese Telegraph sono state pubblicate altre immagini. I migranti del campo sono “come animali in gabbia”, ha commentato l’attivista austriaca Michaela Spritzendorfer-Ehrenhauser, autrice del video.
“Milat e la sua famiglia scappata dalla Siria sono reclusi dentro il campo di #Röszke – scrivono gli attivisti di Làbas – Li abbiamo conosciuti attraverso le reti e il filo spinato. Oggi Milat ha fatto un regalo a noi e tutti coloro che credono che quello sia un luogo che non ha ragione di esistere: è riuscito ad inviarci immagini esclusive da dentro il campo. È la prova evidente di ciò che sapevamo già: il campo è gestito dalla polizia senza l’ausilio di organizzazioni umanitarie, gli spazi sono compartimentati in modo da non far incontrare più di 30 persone come in una galera, la razione giornaliera è di mezza bottiglia d’acqua al giorno e un pezzo di pane, le condizioni igieniche sono disastrose, si dorme sopra tavole di compensato al freddo. Un vero e proprio campo di concentramento, dentro l’Unione Europea. Questa è la parte1. Pubblicheremo un secondo video. In bocca al lupo a Milat. Gli auguriamo di raggiungere la Svezia, la meta del suo viaggio lungo tre mesi per ricongiungersi con i suoi fratelli”.