Bologna, 16 ago. – “Eleganti e smokeless”, ma sono davvero sicure per la salute? In un lungo articolo il Washington Post ha affrontato il tema delle sigarette elettroniche Iqos della Philip Morris. Sigarette “meno tossiche” che non producono fumo né cenere né odore persistente e che, questa la novità che il gigante del tabacco dichiara “rivoluzionaria”, non bruciano ma scaldano. Una tecnologia su cui la Philip Morris punta tantissimo (in Italia il mercato sta crescendo al ritmo del 20% al mese) e che ha portato benefici economici anche a Bologna: a Crespellano la compagnia statunitense ha fatto un investimento da mezzo miliardo di euro e 600 posti di lavoro per creare il più grande impianto al mondo per la produzione di stick di tabacco per le Iqos. Sigarette che, dice Philip Morris, sono “a basso rischio” per la salute dei consumatori. Se le cose andranno bene a Crespellano entro il prossimo anno e mezzo arriveranno altre 600 assunzioni.
Ma le Iqos sono davvero a basso rischio? “Le valutazioni scientifiche esterne sono tuttora in corso – ha detto Eugenio Sidoli, ad di Pm Italia – ma le evidenze che abbiamo già raccolto puntano tutte nella direzione giusta. I nostri ricercatori hanno evidenza che i livelli dei costituenti dannosi e potenzialmente dannosi nel vapore emesso da IQOS sono in media ridotti del 90-95% rispetto al fumo di una sigaretta, e che la tossicità sia ridotta analogamente”. Tutto bene quindi? Non proprio. La stessa domanda (le Iqos sono così a basso rischio?) se l’è fatta il Washington Post: un’interrogativo non di poco conto visto che la Food and Drug Administration, spiega il quotidiano, deciderà entro l’autunno se aprire il mercato statunitense alle sigarette smokeless. Nel mondo, dice sempre il Wp, esiste solo uno studio indipendente sulle Iqos (qui in pdf), ed è stato pubblicato due mesi fa da tre ricercatori svizzeri che al momento rifiutano di parlarne pubblicamente. Un portavoce dell’Università di Losanna, ateneo dove uno di loro lavora, ha spiegato che dopo la pubblicazione dello studio la Philip Morris si è mossa scrivendo ai responsabili accademici dei tre una lettera che metteva in discussione i risultati dello studio, raggiunti a dire dell’azienda con un procedimento errato. Una intimidazione? Sì, o almeno ne ha tutto l’aspetto secondo Mitchell Katz del giornale JAMA Internal Medicine che ha pubblicato lo studio. Intervistato dal Washington Post Katz ha dichiarato “di non avere mai visto nulla di simile”.
In sintesi lo studio svizzero mette a confronto le sostanze rilasciate da una Iqos e quelle rilasciate da una sigaretta classica. Secondo il rapporto le Iqos genererebbero le stesse sostanze tossiche di una sigaretta normale, anche se in percentuali più basse (tranne che in un caso). Inoltre, spiega il Washington Post, alcune sostanze apparirebbero in misura molto più alta di quanto dichiarato da Philip Morris. Il quotidiano non ha comunque citato uno studio tutto italiano della Fondazione Ircss – Istituto Nazionale dei Tumori (INT) di Milano dove si dice che le Iqos non sono innocue perché emettono “livelli statisticamente significativi di metalli, composti organici e aldeidi”.
I risultati dello studio svizzero sono importanti visto che Philip Morris parla di sigarette “smokeless”, definizione chiave quando si discute di fumo passivo e di spazi pubblici. Nel loro studio i tre ricercatori propongono che le sigarette Iqos vengano trattate come tutte le altre: siano cioè vietate negli spazi chiusi frequentati dal pubblico. Philip Morris contesta lo studio e sottolinea le virtù del suo prodotto, ma il Washingont Post solleva un ulteriore problema. Le Iqos potrebbero trasformarsi in un “cavallo di Troia” e ampliare il mercato dei fumatori attirando persone che le sigarette normali non le hanno mai provate e non sono intenzionate a farlo.
Difficile dire se la decisione della Food and Drug Administration sul mercato statunitense influenzerà la produzione italiana di Iqos, tutta concentrata nel bolognese. Per il momento uno dei pochi ad aver ricordato la questione della salubrità delle sigarette Iqos è stato Vito Totire, medico ed ex consigliere regionale conosciuto per le sue battaglie contro l’amianto. “Il tabacco non brucia ma viene scaldato, se il riscaldamento sviluppasse meno certi prodotti e ne sviluppasse dei nuovi? – si domandava un anno fa Totire a nome del circolo Chico Mendes e dell’Aea, l’associazione esposti amianto e rischi per la salute. Per Totire in attesa di ulteriori informazioni la soluzione sarebbe semplice: chiudere lo stabilimento o riconvertirlo. “Ammesso che la riduzione delle sostanze tossiche ci sia cosa significa? Quanti cancri in meno?”.
Secondo il Ministero della Salute, riporta l’associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc), il numero delle vittime della sigaretta in Italia ogni anno va da 70.000 a 83.000 persone. Dato in calo per la costante diminuzione del numero di sigarette vendute, scese nel 2013 del 20 per cento rispetto al 2005. Ad oggi la prospettiva di Totire più che una provocazione sembra un’utopia da predicatore nel deserto. A Crespellano la fabbrica della Philip Morris lavora senza sosta con turni h 24, e l’investimento è stato lodato dalla istituzioni come la prova dell’attrattività di Bologna. “Se oggi non riusciamo a rimuovere gli ostacoli alla crescita sarà soltanto colpa nostra”, disse nel 2014 a Crespellano l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
In Emilia-Romagna le sigarette elettroniche (Iqos comprese) sono state vietate nelle Ausl, negli ospedali e in tutti quei locali nei quali già vige il divieto di fumo tradizionale. “La Regione ha riconosciuto così come sostenevamo che questi apparecchi pur producendo una minore quantità di sostanze tossiche rispetto alle sigarette tradizionali, possono in ogni caso emettere porzioni significative di metalli, composti organici e aldeidi – hanno dichiarato a luglio i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle Andrea Bertani e Silvia Piccinini citando lo studio Ircss – Un’esposizione prolungata a queste sostanze potrebbe essere pericolosa soprattutto per alcune fasce sensibili di popolazione come bambini, pazienti asmatici, anziani e donne in gravidanza”. I 5 Stelle fanno sapere che l’assessore regionale alla sanità Sergio Venturi ha ribadito, in risposta ad una loro interrogazione, come” la raccomandazione già inviata nel 2013 alle Aziende sanitarie della regione a non utilizzare le sigarette elettroniche all’interno dei locali chiusi, verrà ribadita anche per quel che riguarda i prodotti di tabacco di nuova generazione, ovvero quelle che utilizzano un meccanismo elettronico di riscaldamento di uno stick di tabacco a temperatura inferiori alla combustione, generando un aerosol contenente nicotina”. Le Iqos appunto.
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