Il sogno di Dionigi: togliere le tasse sulle lauree triennali

All’inaugurazione del 927esimo anno accademico dell’Università di Bologna, il Rettore ha detto che l’art. 34 della Costituzione è

Il sogno di Dionigi: togliere le tasse sulle lauree triennali

Bologna, 10 gen. – Come aumentare il numero di laureati in Italia? Il Rettore dell’alma Mater Studiorum di Bologna, Ivano Dionigi, ha una ricetta, suggeritagli da quanto accade in giro per il mondo, “dalle università dell’Arabia Saudita a quelle brasiliane, da quelle del Nord Europa a quelle ora di tutti i Lander della Germania”: togliere le tasse dalla lauree di primo livello. E con quali soldi attuare questa “costosa riforma?” E’ lo stesso Rettore a dirlo: dal blocco degli scatti di anzianità per i professori.

All’inaugurazione del suo ultimo anno accademico come Rettore, Dionigi guarda al futuro. Non suo, ma dell’Ateneo. “L’articolo 34 della Costituzione– dice-, per il quale ‘i capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto a raggiungere i gradi più alti degli studi’, è un articolo ancora orfano“. Insomma, c’è ancora da fare, secondo Dionigi, il latinista che si avvia alla conclusione del proprio mandato e che qualcuno in città vedrebbe bene al posto del sindaco Virginio Merola.

E’ il Rettore ad aver voluto che fosse il presidente del Consiglio Matteo Renzi ad inaugurare il 927esimo anno accademico dell’Università più antica d’Europa. E a lui si rivolge Dionigi, complimentandosi per quanto fatto finora, ma soprattutto indicando la strada per quel che resta da fare. E in questo capitolo si iscrive la proposta di detassare le lauree di primo livello prendendo i soldi dal blocco degli scatti di anzianità per i professori. Non per tutti, però: Dionigi ha ben presente che vi è un divario molto grande tra i ‘baroni’ e i neo assunti. E che dire dei ricercatori? “Continuo a dire- prosegue il Rettore-: è uno scandalo che in un Paese moderno, civile, giusto un calciatore o un allenatore guadagnino cento, mille, centomila volte più di un Ricercatore”. E’ questa “mortificazione del merito” che fa “regredire un paese alla sua condizione feudale”.

Nel corso del suo intervento Dionigi si è detto favorevole al mantenimento del test di ingresso per la facoltà di medicina e ha reso merito al personale tecnico amministrativo: “A proposito dell’assenteismo dei tecnici amministrativi, l’Alma Mater vanta questi dati: al netto delle ferie, le assenze per malattia sono del 6,97%. Evidentemente siamo di sana e robusta costituzione”.

Alle sollecitazioni del Rettore, che ha chiesto che le università non siano considerate semplici uffici pubblici, ha replicato poco dopo il presidente Renzi promettendo per il 2015 una Costituente per le Università che porti alla riscrittura delle regole che normano queste importanti istituzioni.

Quasi in stile renziano, Dionigi ha concluso il suo discorso parlando di futuro. “Quel futuro che sarà tanto più prossimo e familiare quanto più e quanto prima capiremo- se non per convinzione almeno per necessità- che il pronome obbligato del terzo millennio non è io, bensì noi: perché il destino individuale è iscritto in quello collettivo e perché nessuno ha più diritto a essere felice da solo“. E da ultimo il ringraziamento, commosso, a “quanti in questi cinque anni in vario modo hanno seguito e aiutato l’Alma Mater e a quanti hanno confortato la mia persona con la loro fiducia, stima e affetto”. La platea, fatta di professori e studenti, ricercatori e personale tecnico amministrativo, politici e rappresentati del mondo economico, si è alzata in piedi e ha applaudito per molti minuti.