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Il presidente della Corte d’Appello di Bologna contro Matteo Renzi

Bologna, 24 gen. – Duro attacco del presidente della Corte d’Appello di Bologna, Giuliano Lucentini, al premier Matteo Renzi e al suo Governo in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. Lucentini, pur senza riferimenti espliciti, mette sullo stesso piano le sciabolate di Renzi alla magistratura, ad esempio sulle ferie dei giudici, con gli attacchi dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E stronca la riforma della giustizia civile, dicendo che, a parte le norme sul divorzio, è “di portata modestissima”. Nel passaggio finale della sua relazione, Lucentini spiega di aver pensato che, “finito un certo periodo di tempo, le cose potessero cambiare. Certo, non siamo più additati come disturbati mentali, non si dice più che taluni di noi, quelli impegnati in ben noti processi, sono mafiosi, criminali, irresponsabili. Peraltro, tali epiteti non ci toccavano più di tanto, perché per la loro grossolanità si sconfessavano da sé”. E invece, afferma il presidente della Corte d’Appello, “mi sbagliavo perché le cose sono sostanzialmente rimaste quelle di prima. Quello che è cambiato è solo il metodo, che è diventato mediaticamente più sottile e dunque di maggiore suggestività”.

I processi per mafia
In Emilia-Romagna nel 2014 sono aumentati i processi per mafia. Segno, spiega Lucentini, che “le organizzazioni mafiose stanno radicandosi sempre più in regione, soprattutto nei circondari di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Rimini”. “Sono aumentati quest’anno, quanto agli uffici Gip-Gup e al dibattimento di primo grado, i delitti di associazione per delinquere di stampo mafioso”. In parallelo, aggiunge Lucentini, sono aumentati anche i processi per i delitti a sfondo sessuale, “di stalking, di riduzione in schiavitù, in materia di inquinamento e rifiuti e, davanti agli uffici Gip-Gup, in tema di pornografia e furto nelle abitazioni”. In particolare sui processi per mafia, aggiunge il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso a margine della cerimonia, “è migliorata la qualità per gli apporti più significativi e raffinati della polizia giudiziaria”.

Il personale che manca
La Corte d’appello di Bologna presenta “una scopertura di posti del personale amministrativo del 18,9% ed è seconda, in Italia, solo alla Corte d’appello di Bolzano”. Il presidente della Corte d’appello di Bologna Giuliano Lucentini fotografa in maniera impietosa, durante il suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario, la situazione degli uffici, afflitti da gravi carenze di risorse. La scarsità di personale amministrativo riguarda tutta la regione, e dai dati del ministero risulta che le percentuali maggiori, nell’ambito del personale amministrativo, “si registrano nel Tribunale di Modena con -23,1%, di Rimini con -18,8% e di Bologna con -17,1%”. Per quanto riguarda i magistrati, invece, Lucentini afferma che in Emilia-Romagna “quasi tutti gli uffici presentano scoperture”. I più penalizzati sono “gli uffici di Sorveglianza, dove la scopertura raggiunge il 25%”. In particolare sono scoperti “l’unico posto a Modena, dove è applicato un magistrato di Bologna, e uno dei due posti di Reggio Emilia”. Posto, quest’ultimo, molto delicato, essendo di sua competenza “l’Ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio, gli Istituti penitenziari di Parma e la Casa circondariale di Piacenza”. Le difficoltà sono confermate anche dal rapporto giudici-abitanti nei Tribunali ordinari del distretto, dove si va “dall’1 a 13.463 di Bologna all’1 a 22.492 di Reggio Emilia”. I problemi più gravi li ha però il Tribunale per i minorenni, “che deve far fronte a un bacino di utenza di quasi 4.440.000 abitanti potendo contare solo sul presidente e sei magistrati”. Per chiarire meglio il dato, Lucentini ricorda che “al bacino di utenza dell’intera Sicilia, costituito da poco più di cinque milioni di abitanti, fanno fronte 29 magistrati”.

A Bologna 17mila procedimenti pendenti
La giustizia italiana è sempre più ingolfata e quella emiliano-romagnola non fa eccezioni. Anzi, la situazione non accenna a migliorare. Nell’ultimo anno si sono allungati i tempi dei processi, sia civili che penali, e la Corte d’Appello ha oltre 17.000 procedimenti pendenti. Dato che mette Bologna “al primo posto di tutte le Corti” italiane. In Emilia-Romagna, nel periodo luglio 2013-giugno 2014, “la durata dei processi è dappertutto aumentata- afferma Lucentini- essendo stata in media di 290 giorni davanti a Gip-Gup (erano 182), di 467 giorni per il rito collegiale (377) e di 308 giorni per il monocratico (267)”. Quanto alla Corte d”Appello, afferma il presidente, “le definizioni risultano aumentate dell”11%, con aumento pur tuttavia delle pendenze finali, le quali hanno finito col raggiungere l”enorme numero di oltre 17.000 processi”, mettendo Bologna “al primo posto di tutte le Corti”. Anche il tempo medio dei processi e” aumentato di oltre tre mesi, arrivando alla soglia dei tre anni. Nel civile le cose vanno leggermente meglio. La durata media del contenzioso ordinario nei tribunali “è generalmente diminuita- spiega Lucentini- passando da 1.500 a 1.358 giorni”.

La prescrizione
Nel periodo luglio 2013-giugno 2014, segnala Lucentini, 6.101 procedimenti (il 7,6% del totale) si sono chiusi davanti al Gip-Gup per prescrizione, quota che sale al 9% (quasi 2.000 processi) in sede dibattimentale. “Peggio ancora è la situazione della Corte d’Appello”, afferma il presidente, dove le sentenze finite in prescrizione sono state nell”ultimo anno 1.524 (in aumento), ovvero il 23,6% del totale. (Dire).

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