31 magg. – Una storia nata nel 2002 che, oggi, arriva a un punto di svolta. “Non abbiamo intenzione di scioglierci ma, allo stesso tempo, sentiamo che rimettere in moto la solita macchina rivolta alla produzione e alla distribuzione di un disco non ha più senso” spiega a Un weekend postmoderno Marco Bianchi, meglio conosciuto come Cosmo, a proposito dei Drink To Me. La band di Ivrea annuncia, tramite Facebook, un radicale cambio di rotta: “Abbiamo dato quello che dovevamo dare e un po’ per le nostre carriere individuali, e un po’ perchè gli anni sono passati, è come se non avessimo più bisogno di questo tipo di fare musica“.
La svolta dei Drink To Me, figlia di riflessioni comuni a molte band che vantano una carriera lunga anni, consiste nell’assunzione di una nuova identità: “Suonare e stare insieme ci viene ancora bene. Per questo ci butteremo interamente nello strumentale…è una cosa di cui abbiamo davvero voglia“. Una scelta artistica derivata, principalmente, dai gusti personali: “Abbiamo sempre ascoltato molta musica strumentale e quindi ci siamo chiesti: perchè non possiamo farla anche noi? Per quanto mi riguarda, d’altronde, il piacere di cantare, lo sfogo già nel progetto di Cosmo“, spiega Matteo, “Ma una dimensione strumentale, rispetto alla struttura propria delle canzoni, ti permette di costruire un viaggio che noi abbiamo sempre cercato di riportare dal vivo. Fa parte di un’esigenza che ci è sempre appartenuta”.
Quale saranno, quindi, i nuovi ascolti che influenzeranno la nuova vita dei Drink To Me? “Personalmente sto affacciandomi sul mondo dj che, fino ad adesso, avevo sempre ignorato. Ho iniziato a fare ricerca in questo senso andandomi a concentrare su di una tipologia di house che abbia dei risvolti più cupi e sperimentali. Quello che sto cercando è una sperimentazione elettronica che abbia un fortissimo groove… una forte componente ritmica che possa entrare nella dimensione clubbing. Per quanto riguarda gli altri, invece, Pierre condivide con me una passione per l’ ambient techno, un territorio musicale che potremmo esplorare. Mentre Roberto, il nostro batterista, è molto attento ad una dimensione black che comprende trap e r’n’b”.
Un quadro molto eterogeneo e particolare che andrà a influenzare la svolta artistica dei Drink To Me che consiste in una scelta di assoluta libertà dettata dalla semplice e pura voglia di suonare, sperimentare e stare insieme.
Ascolta l’intervista di Un weekend postmoderno a Marco Bianchi, front man dei Drink To Me.
Antonio Ciulla
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