“Mi chiamo Francesco Colloneve e di mestiere sono un tassidermista, le ragioni per cui imbalsamo animali sono le ragioni che le persone che a me si rivolgono hanno per domandarmi di farlo, sono dieci anni che lavoro tenendo dietro ai motivi dei miei clienti, ma è altrettanto certo che a parer mio faccia più compagnia un cane morto e poi impagliato di un criceto che pure sia tuttora vivo e vegeto.”
Fare la conoscenza di Francesco Colloneve, il protagonista del romanzo di esordio di Gabriele Di Fronzo uscito per nottetempo (la davvero ottima collana nottetempo.it a cura di Chiara Valerio) è un’esperienza che potrebbe rivelarsi importante per diverse ragioni. La prima è che Francesco Colloneve riesce a trasformare l’esperienza della perdita in un’attività tanto folle quanto profondamente terapeutica e ricca di significati simbolici, la seconda è che la lingua che usa per raccontare il suo mestiere e per trasportare il lettore dentro il suo lavoro è una lingua che strizzando l’occhio ai testi sacri della tassidermia di fine secolo scorso riesce a far accomodare il lettore e a farlo sentire a proprio agio in un mondo certamente non molto frequentato ai nostri giorni.
Ai nostri microfoni Gabriele Di Fronzo ci ha raccontato alcuni retroscena dietro a Il grande animale, spiegandoci perché qualunque cosa non si voglia perdere va innanzitutto svuotata.
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