Bologna 10 nov.- “Privatamente mi sono arrivate tante telefonate da parte di persone del movimento che hanno preso le distanze ma ci sarebbe bisogno di una presa di distanza pubblica rispetto a quello che mi è capitato. Nessuno è obbligato a fare niente però credo che l’opinione pubblica non abbia chiara la differenza tra centri sociali, anarchici e le tante differenze che ci sono nel movimento. Le prese di posizione pubbliche forse gioverebbero a far capire anche ai non addetti che il 99,9% delle persone che vanno in piazza non approverebbero quello che mi è accaduto”. Enrico Barbetti è il cronista del Resto del Carlino che è rimasto vittima di un’aggressione a margine della contestazione a Matteo Salvini sabato scorso in via Erbosa. Un’aggressione attuata da persone che avevano partecipato alla contestazione. Le indagini di Procura e Questura si stanno indirizzando verso attivisti che frequentano l’Aula C.
Con lui abbiamo ripercorso gli eventi che gli sono accaduti. Il cronista ha poi fatto una riflessione sulla necessità di una presa di parola pubblica da parte del movimento. “Dopo quello che è accaduto non c’è nulla che mi preoccupi più di quello che mi preoccupava prima. C’è un gruppo di persone che possiamo tranquillamente riferire all’area anarchica che si pone al margine del movimento che adotta pratiche come quelle di cui ho fatto le spese io sabato. Per i codici non scritti dello stesso movimento non si prende parola pubblica”. Di quella, per Barbetti, ci sarebbe bisogno. Sul Resto del Carlino di oggi c’è un’intervista a Tiziano Loreti nella quale l’ex segretario di Rifondazione Comunista oggi esponente di Ross@ e ancora prima protagonista del ’77 bolognese giudica “gravissimo” quello che è accaduto.
Ascolta Enrico Barbetti
Secondo i vertici della Digos, riferisce l’agenzia Adnkronos, gli antagonisti che hanno accerchiato e picchiato il cronista sarebbero “militanti dell’Aula C e li conosciamo tutti. Si tratta di persone già note e con “precedenti di polizia”. Le accuse a loro carico spaziano dalle lesioni personali alla violenza, fino alle minacce e l’ingiuria. “Stiamo lavorando e siamo sulla buona pista, visto che abbiamo già individuato il gruppo” proseguono dalla Digos.
foto in home tratta dal profilo Facebook di Matteo Salvini
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