Bologna, 24 ott. – “Licenziamoli per giusta causa”. La scritta, affiancata dalle foto di Mario Draghi e Matteo Renzi e da un fantoccio con la faccia del presidente del consiglio, campeggiava stamattina sul lungo striscione che apriva il corteo indetto, a livello regionale, dal sindacato di base. Tre ore di sciopero generale dei settori pubblico e privato, tra lavoratori delle fabbriche, della scuola, della sanità, autisti degli autobus. Ma tra i manifestanti c’erano anche collettivi studenteschi e occupanti di case.
E’ iniziata un po’ in sordina la protesta di Usb, partita stamattina da piazza XX Settembre per poi sfilare in corteo tra viali e centro e arrivare, nella fase conclusiva, davanti al “palazzaccio” di Unindustria, responsabile secondo i manifestanti di aver approvato le misure varate di impoverimento sociale varate dal governo. Ma durante il percorso, tra le lamentele di chi era bloccato sui viali, il corteo si è via via ingrossato (per gli organizzatori c’erano 1.500 persone, mentre secondo le stime della polizia i manifestanti si fermavano a 500).
Secondo Usb, lo sciopero ha causato “il 90% dei treni regionali soppressi, l’80% di TPer, decine di scuole chiuse, molte attività sospese nella sanità pubblica e privata, nei servizi sociali gestiti dalle cooperative, nei vigili del fuoco e in tutta la pubblica amministrazione; difficoltà ingenti nelle attività del commercio e delle aziende manifatturiere; in sciopero anche i lavoratori aeroportuali e il settore della logistica che proseguirà la protesta fino a stanotte”.
Dall’abolizione dell’articolo 18 al Piano scuola le principali manovre del governo, definite misure di “macellazione sociale” da Massimo Betti di Usb, erano al centro della protesta. Ma nel mirino del corteo c’erano anche le politiche di austerity impartite all’Italia da Germania e Ue.
Giovanni Panebianco
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