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Il Comune di Bologna sperimenta l’housing first

Il Comune ripensa dormitori e accoglienza. Usb: “17 operatori senza lavoro”

Bologna, 18 ago. – Il Comune di Bologna sperimenterà l’housing first, approccio che punta a superare l’esclusione abitativa dei senza tetto inserendoli in alloggi autogestiti, senza passare necessariamente dai dormitori. Un modo per offrire un’opportunità a chi ha perso casa, ma anche la responsabilità di gestirsi in autonomia, e se si ha un reddito di pagare l’affitto. Si parte da subito con 4 alloggi, destinati a salire 10 nel 2015.

Non c’è solo la messa a disposizione della casa. Nel progetto “Housing first – Co.Bo” si prevede anche un “inteso lavoro di supporto e accompagnamento sociale e psicologico da parte di una equipe multi professionale”. L’obiettivo è quello di uscire dal paradigma dell’assistenzialismo classico (che dal marciapiede porta al dormitorio, e che a volte non va oltre) e tentare di ridare autonomia a chi è senza casa, rimettendolo in condizione di progettare la propria vita.

Il progetto Housing first – Co.Bo, gestito in coprogettazione con un partner del terzo settore che sarà scelto attraverso un’istruttoria pubblica, punta a inserire negli appartamenti messi via via a disposizione del Comune di Bologna 50 persone entro fine 2015. Si parte subito con i primi 4 alloggi di proprietà del Comune e di Asp Irides in via Bandi, via Casini e in via Don Minzoni. Altri se ne aggiungeranno con la possibilità, in caso di necessità, di reperirli sul mercato privato. Il Comune metterà a disposizione del progetto 334mila euro nel biennio 2014-15.

Se il Comune di Bologna sceglie di provare l’housing first in via sperimentale, da due anni  l’associazione bolognese Piazza Grande ha tracciato la via, e ora gestisce 50 appartamenti in città accogliendo 50 persone adulte e 20 famiglie. “Il 30% degli ospiti riesce ormai a pagare l’affitto”, racconta Alessandro Tortelli di Piazza Grande.

L’idea di reinserire i senza tetto partendo dalla casa (housing first, appunto) è nata negli Stati Uniti negli anni ’90, e negli ultimi due anni sta prendendo sempre più piede in Italia. Sotto le Due Torri iniziò nel 2013 proprio Piazza Grande, sistemando in un appartamento la famiglia K, madre, padre e 4 figli che avevano dormito nei parchi pubblici e nei dormitori. Col tempo l’associazione ha dato vita a un’agenzia sociale per l’affitto.

“All’estero l’housing first è abbastanza diffuso, in Italia invece no. Quello del Comune di Bologna sarà il primo esperimento di questo tipo“, spiega Alessandro Tortelli, che ripercorre la sperimentazione avviata tra il 2012 e il 2013 da Piazza Grande.

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