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Il Complesso di Tadà: musica per un sogno in bianco e nero

16 giu. – Era un po’ di tempo che Massimo Martellotta aveva un’idea: ricreare un lato del mondo italiano degli anni ’60, quello delle eccellenze musicali e televisive. “Non avrei mai pensato che avremmo davvero realizzato un programma televisivo”, ha raccontato il chitarrista dei Calibro 35 martedì scorso a Maps, in occasione dell’uscita di un disco che a Tadà (questo il nome del programma condotto da Filippo Timi) è legato a doppio filo. Firmato come “Il complesso di Tadà”, l’album pubblicato dalla Record Kicks vede in scaletta strumentali e cover che trasportano l’ascoltatore immediatamente in quel decennio tuttora mitico per la storia del nostro Paese.

“L’idea iniziale era di fare cinque minuti di appuntamento quotidiano, registrato in uno studio anni ’60, presentato da un presentatore anomalo come lo era stato del resto per Studio Uno Alberto Lupo, e per questo Timi era perfetto”: un teaser fatto a casa di Martellotta ha interessato Discovery Channel che ha mandato in onda la trasmissione, curatissima in ogni dettaglio, dalle acconciature alla fotografia, alla musica, chiaramente.

Ne Il Complesso di Tadà cantano personalità come Elio, Nina Zilli e Serena Altavilla (“Tra le cantanti che conosco è quella che mi piace di più in assoluto!”, ha rivelato Massimo), impegnati in cover portate alla fama da icone come Mina e Patty Pravo. “Ci sono canzoni che mai avrei pensato di prendere in considerazione, come ‘Parole Parole’ e ‘Se perdo te’. Ma d’altro canto penso che i mostri sacri vadano toccati: mi sono voluto prendere il divertimento e il rischio di pubblicare un disco, fotografia di un programma tv che ha veicolato un clima che avrei sempre voluto vivere”, ha aggiunto il nostro ospite, confermando che le guest star della trasmissione erano realmente emozionate, “hanno apprezzato ogni dettaglio, dai cavi delle chitarre agli amplificatori”.

Insieme a Martellotta, ci sono tre dei Selton: “Alla fine mi hanno convinto a fare il maestro: coordinare il tutto non è stato semplice, ma mi ha dato la scusa di esplorare beat più leggeri rispetto a quelli a cui sono abituato con i Calibro”. Sono i beat che informano i pezzi strumentali che completano un album leggero e spensierato tanto quanto maniacale nella produzione: vedremo mai la band dal vivo? Martellotta lascia aperto uno spiraglio: “Questo disco mi ha dato il ‘la’ per mettermi alla prova su altri tipi di musiche e strumenti, organi e tastiere. E prima o poi ci sarà anche una declinazione dal vivo del progetto: stiamo cercando di capire la formula giusta.”

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