Bologna, 19 lug. – Il Cie di Bologna diventerà un C.A.R.A., cioè un Centro di accoglienza per richiedenti asilo. Arriveranno, intorno alle 2, i primi 200 profughi. Sono stati portati dalle navi di Mare Nostrum direttamente nel porto di Salerno e da Bologna nella giornata di sabato sono partiti alcuni pullman per andare a prenderli.
Nel frattempo fervono i preparativi per trasformare un luogo di detenzione in uno di accoglienza, da cui i richiedenti asilo potranno entrare ed uscire in libertà. Via quindi i cancelli e le porte di ferro, i migranti saranno davvero “ospiti“, parola che lasciava non poche perplessità quando in passato veniva utilizzata nella burocrazia del Cie. “Non è solo una questione estetica, ma rappresenta proprio un cambio di approccio” ci tiene a sottolineare il viceprefetto Chiara Pintor che sta seguendo direttamente i lavori.
Più difficile sarà sbarazzarsi delle sbarre alte 5 metri che circondano ogni zona del Cie, dividendo la zona camere da quella della refezione o dei campi sportivi. Il Cie aveva originariamente una capacità di 97 persone, ora potrà ospitarne 200 perché per l’accoglienza verranno utilizzate anche le palazzine prima riservate agli operatori. A gestire l’accoglienza sarà la Ati che si sta occupando di accoglienza ai rifugiati, Lai-momo, Camelot, Arcolaio e Mondo Donna. Ad aiutare volontariamente erano presenti al Cara anche una cinquantina di rifugiati arrivati nei mesi scorsi, con la pettorina colorata aiutavano a scaricare i nuovi materassi, i cuscini, le lenzuola. I pasti arriveranno dai centri Camst.
Il Cie era stato chiuso nel febbraio 2013 per problemi sanitari e di gestione del consorzio L’Oasi, che aveva vinto una gara al massimo ribasso. Allora il sindaco Virginio Merola aveva parlato di “cuore di tenebra” ed ora parla di “una battaglia di civiltà vinta”.
La scelta di Bologna potrebbe diventare un precedente per i Cie (la metà temporaneamente chiusi) ancora esistenti in Italia.
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