17 mar. – Marco Iacampo percorre le strade della musica partendo da lontano. “Ho cominciato con la musica italiana”, racconta ai microfoni di Maps prima del concerto di giovedì scorso a Palazzo Pepoli per la rassegna ArtRockMuseum. “Ma non sono mai stato particolarmente attratto dalle nostre sonorità, così ho attraversato la fase anglofona per poi, infine, giungere a questa terza fase di riscoperta italiana”. Il suo ultimo disco, Flores, rappresenta per l’artista il frutto di una lunga ricerca: “Ho sempre pensato che il cantautorato italiano perdesse di consequenzialità” ci spiega. “La nostra musica, partendo dal folk sino ad arrivare alla musica leggera, non riusciva a trasmettermi quel sentimento universale che invece tanto ci affascina nella musica americana”.
Tuttavia, la volontà di riscoprire le proprie radici lo ha condotto verso una strada diversa, che Marco ci ha spiegato così: “Ho cercato di capire ciò che altri popoli e altri artisti prendono dalla nostra cultura. Per esempio, ascoltando Paul McCartney si notano citazioni della canzone napoletana nelle sequenze di accordi: è bello vedere come la nostra musica venga interpretata in maniera così naturale! necessario confrontarsi con un parere esterno, per riuscire ad apprezzare ciò che, a stretto contatto con la quotidianità, diamo per scontato.”
Così Iacampo è giunto alla fase successiva a quella angolofona di Goodmorningboy, rivalutando e riscoprendo le proprie radici. “Quando si conosce una lingua ci si può giocare” ci ha detto. “Questo è quello che ho fatto con Flores, realizzato insieme al produttore Leziero Rescigno. Gli ho sottoposto un progetto che racchiudesse in sé un ensemble composto da chitarra, percussioni, violoncello e sax, strumenti che apparentemente non si collocano sulla stessa linea. Non aspettava altro da tempo!”.
Riscoprire le proprie radici unendole a suoni lontani, come l’influenza sudamericana che si può percepire in molte tracce, ha condotto a un risultato finale di cui l’artista va molto fiero e anche noi: giudicate voi stessi ascoltando le tracce qua sotto.
Elena Usai
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