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I topi sui muri Acer che non piacciono ai condomini

17 lug. – Sono già 67 le firme raccolte dai residenti del palazzo Acer contrariati dai topi dipinti su un muro in via Pier de’ Crescenzi. Il graffito ha colori tenui e in parte è nascosto da un albero, eppure ha fatto effetto. Hitness li ha realizzati nell’ambito del progetto del Comune di Bologna Frontier. La linea dello stile.

Ne abbiamo parlato questa mattina nella trasmissione AngoloB

I cittadini stanno preparando una petizione. Si sono sentiti poco coinvolti dall’amministrazione, pensano che i soldi spesi per i graffiti avrebbero dovuto essere spesi per ristrutturare alcune parti dell’edificio; poi sono offesi dall’immagine che ora contraddistingue le loro abitazioni – proprio loro che, nel dopoguerra, ricordano molti di loro sfollati da case bombardate in centro, venivano chiamati “topi grigi”.

Ascolta le voci degli abitanti di via Pier De CrescenziGraffiti Topi per post

La questione aveva già creato discussioni accese in Consiglio comunale.

Di seguito pubblichiamo la lettera che un ascoltatore ci ha inviato questa mattina:

Sto seguendo da alcuni giorni con interesse la “querelle” sui topi dipinti da Hitnes.
Penso in proposito, proprio perché si tratta di interventi “legali” su grandi muri pubblici per promuovere a livello popolare il “writing” e la “street art” come forme d’arte, che i curatori dell’evento avrebbero dovuto appunto “curare” di più la parte della comunicazione e del coinvolgimento sia degli abitanti interessati dagli interventi artistici che dei cittadini tutti ( i muri non sono infatti di proprietà esclusiva di chi li abita, ma di tutta la collettività!). Come?
Intanto convocando incontri di presentazione dell’iniziativa con meno fretta.
Poi, soprattutto, studiando veramente il “site-specific”,  per conoscerne, oltre che le caratteristiche formali e dimensionali, anche la storia (magari proprio attraverso le testimonianze degli abitanti di quell’edificio e di quel quartiere) e a questa legare tematicamente l’intervento artistico che solo così può aspirare ad avere un valore socialmente condiviso.
Per caso, purtroppo, è successo che l’opera di Via Pier de Crescenzi risultasse ad alcuni condomini addirittura insopportabile, ricordando il tempo in cui quei palazzoni  venivano costruiti e il commento sprezzante con cui l’allora Bologna benpensante bollava i loro poveri abitanti con l’appellativo di “topi grigi”. Si trattava di sfollati ancora della Grande Guerra, alloggiati fino ad allora nel grande “Baraccato” della Beverara; di poveri immigrati; di evacuati dal “Mercato di Mezzo” e da altri borghi del centro storico oggetto negli ultimi vent’anni di dolorosi sventramenti. Quante “storie” avrebbero potuto ispirare questi bravissimi artisti lasciati invece a questa “borghese” libertà di espressione, autoreferenziale, senza passione partecipata, senza scopo!
Così questi bei lavori risulteranno “estranei” al contesto esattamente come sono estranee ai muri in cui vengono scarabocchiate le “tags” e le “crews” clandestine.
Arch. Giuseppe Parenti

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