I migranti protestano sotto l’Inps: “Dove finiscono i nostri contributi?”

Bologna, 16 dic. – “Contribuiamo a cosa? L’INPS promette futuro, ma ruba il presente a migranti e precari“. Una quarantina di migranti e attivisti del Coordinamento Migranti e del collettivo Lavoro Insubordinato hanno organizzato questa mattina un presidio di fronte alla sede centrale dell’Inps di Bologna. Motivo della protesta la burocrazia dell’istituto nazionale di previdenza, che non riesce ad aggiornare con regolarità il database in cui sono registrati i versamenti contributivi. Il risultato è quello di mettere in grande difficoltà i migranti che devono rinnovare il permesso di soggiorno. “Questura e Prefettura controllano i versamenti – spiega Jean Baptiste (sotto in foto)- E se non li trovono bloccano il rinnovo del documento“. Stessa cosa quando il datore di lavoro non paga i contributi. Altro motivo del presidio è quello che succede quando un migrante se ne va dall’Italia, sia perché espulso sia per propria volontà. “Comunque non potrà riavere indietro quello che ha versato magari in 10 o 20 anni di lavoro”, spiegano i partecipanti alla mobilitazione.

Una sentenza del Tar della Lombardia ha recentemente messo che nero su bianco che il mancato versamento dei contributi non è resposanbilità dei lavoratori, e che quindi eventuali irregolarità non devono pesare sulle loro pratiche burocratiche, ad esempio la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno. “Non sarebbe quindi corretto privare il lavoratore straniero del titolo di soggiorno per inadempimenti che dipendono dalla condotta di altri soggetti”. Proprio quello che secondo il Coordinamento migranti succede alla Questura di Bologna. “Vogliamo che gli uffici adeguino le loro procedure“, spiega Giorgio.

Questa la storia di Salaiddin, che ha scoperto un “buco” di tre anni nella propria storia contributiva. “Ora non riesco più a rinnovare il mio permesso di soggiorno”.

Michael ha invece aperto una partita iva per dimostrare di avere un contratto di lavoro. “Altrimenti perderei il diritto di restare in Italia”.