21 feb. In 300 hanno trasportato una bara di cartone tra gli uffici Unipol di Porta Europa. E’ il funerale dell’etica dell’azienda, idealmente sepolta dai lavoratori contrari ai 230 esuberi a Bologna, annunciati dopo la fusione con Fonsai, 2.240 in totale.
“No ai licenziamenti, no ai trasferimenti”, recitavano i manifesti affissi o portati a spasso per gli uffici aziendali. Il corteo è partito da sotto il loggiato della sede storica dell’Unipol per poi attivare nel nuovo quartier generale di Porta Europa. Qui, la ‘processione’ ha invaso i corridoi (soprattutto quelli del settore del Personale) con i dipendenti ad esultare per ogni ufficio vuoto (e ce n’era più d’uno). Il tutto tra bandiere, un concerto assordante di fischietti e al grido ripetuto di “senza regole non si tratta”.
Il corteo ha percorso entrambe le torri di Porta Europa per poi concludersi nell’atrio dell’ingresso principale con una ironica messa funebre. “La vecchia Unipol è morta“, hanno scandito i manifestanti: in molti sono rimasti a guardare l’atto finale della protesta dalle scale perché non c’era posto per tutti nell’atrio. Quindi, il corteo è ripartito per tornare al punto di partenza.
L’astensione dal lavoro, secondo la Cgil, è stata del 90%.
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