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Hera. Da Bologna via libera alla possibilità di vendere. Congelato lo sciopero Cgil

Bologna, 24 apr. Dopo cinque ore di dibattito in aula, il Consiglio comunale di Bologna ha approvato la delibera contenente le modifiche allo statuto del patto di sindacato di Hera e l’autorizzazione alla vendita di azioni (che però il sindaco Virginio Merola, come ribadito anche oggi, non intende esercitare).
Rispettati i pronostici della mattina: la delibera è passata con 20 voti a favore, uno in più dei 19 necessari, garantiti dal grosso della maggioranza (Pd e Centro democratico) con l’aggiunta del civico Stefano Aldrovandi, che siede tra i banchi dell’opposizione. Contrario il voto di Sel, che dunque apre uno strappo (annunciato) in maggioranza, portando a 13 i “no” espressi in aula insieme a Lega nord, M5s, Manes Bernardini di Insieme Bologna, Michele Facci e Marco Lisei di Fi. Tre consiglieri hanno deciso di non partecipare al voto: Daniele Carella, Lorenzo Tomassini (Fi) e Valentina Castaldini (Ncd). Respinti dal Pd sia gli emendamenti di Sel che quelli del M5s.

Il Consiglio ha anche approvato l’ordine del giorno collegato presentato dal Pd: 24 voti favorevoli (Pd, Sel, Cd e M5S), otto contrari (Facci, Lisei, Lega, Aldrovandi e Bernaridni) e quattro non votanti (Angelo Marchesini del Pd, Carella, Tomassini e Castaldini). Nell’ordine del giorno si giudica “positiva” la volontà del sindaco di non vendere azioni Hera, e si chiede al primo cittadino di passare dal voto dell’aula in caso di futura vendita di azioni Hera.

Congelato invece lo sciopero della Cgil contro la “privatizzazione” di Hera. Lo stop temporaneo (“ma non è una cancellazione”) arriva dopo un incontro con Daniele Manca, primo cittadino di Imola e presidente del patto di sindacato pubblico che controlla Hera sul territorio. L’impegno a non scendere sotto il 51% del controllo pubblico è stato confermato fino al 30 giugno. Tempo che la Cgil utilizzerà per discutere con i sindaci e spiegare la propria posizione. Manca invece conferma la proroga ma insiste: la soglia del 51% ormai non esiste più e la vendita delle azioni arriverà.

Critici i comitati Acqua Bene Comune. “Si va verso la definitiva privatizzazione di Hera – si legge in una nota – rendendo più debole un controllo pubblico che comunque già non veniva esercitato e si tenta di rendere irreversibile il processo. Questo contraddice platealmente l’esito referendario del giugno 2011, che aveva sancito il pronunciamento della maggioranza assoluta dei cittadini italiani a favore di una gestione pubblica”.

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