4 feb. – I Girls Names si sono formati a Belfast nel 2009 e hanno pubblicato nell’ottobre scorso l’ultimo album Arms Around A Vision per la Tough Love Records. In occasione della loro tappa bolognese presso il FreakOut Club di domenica 7 febbraio, ci siamo immersi nei meandri del disco insieme al leader e cantante Cathal Cully. “Cerchiamo di provare sempre qualcosa di diverso, in modo che il disco suoni sempre interessante” ha raccontato ieri in diretta a Maps. “Ogni volta è un’espansione del nostro livello precedente e di ciò che abbiamo fatto fino a quel momento”.
Dal punto di vista sonoro ciò che ascoltiamo è un flusso di cambi stilistici, un avvicendarsi di post-punk, slanci melodici ed incursioni noise, come accade già nella prima traccia dell’album, “Reticence”. Variazioni che conducono l’ascoltatore a una sorpresa perpetua. Già, perché alla band non interessa essere fedele a un genere o a un’etichetta: l’importante, spiega Cully, è “l’effetto del cambiamento che può essere interessante proprio durante l’ascolto della canzone. Passare da una parte iniziale noise, a una più pop, per poi tornare al noise ha come obiettivo quello di sorprendere gli ascoltatori, palleggiando continuamente tra rumore e melodia”.
Se da una parte i Girls Names rimandano alle sonorità dei Joy Division e dei Cure, dall’altra danno vita a qualcosa di diverso che gioca con la new wave donandole sfumature nuove. Ma il tema del disco rimane il classico amore declinato in tutte le sue forme, compresa la parte più buia che trascina nelle profondità oscure del ricordo di “I Was You”: “la canzone più bella che abbia mai scritto” dichiara il cantante, contiene in sé il titolo del disco e Cully la sceglie come conclusione della nostra intervista che potete ascoltare qua sotto.
Elena Usai
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