29 mag. – “Con Girless and the Orphan abbiamo portato la nostra musica in giro dal 2010: nello scorso febbraio abbiamo deciso di prenderci una pausa, ma io avevo ancora delle mezze canzoni un po’ troppo acustiche per il punk rock verso il quale si stava dirigendo la band”: nascono così le otto canzoni del debutto “solista” di Tommaso Gavioli, in arte, semplicemente, Girless, intitolato I Have a Call, prodotto da Ivan Tonelli (Urali). Ogni canzone ha come titolo il nome di battesimo di un personaggio famoso, che ha in comune con gli altri scelti dal musicista romagnolo il fatto di essersi suicidato: da Virginia Woolf a Mario Monicelli, da Ernest Hemingway a Sylvia Plath, con l’aggiunta “politica” di Giuseppe Pinelli, “che è stato suicidato“. “Ho cercato di documentarmi sulla vita e sulle opere di queste persone, compreso l’esito finale delle loro vite, ma sempre in maniera rispettosa, senza giudicare“, ha specificato Tommaso.
Un songwriting semplice e intenso, per voce e chitarra, di derivazione folk: “Uno dei motivi per cui ho deciso di fare tutto da solo: è un genere che ho sempre ascoltato, da Bragg a Guthrie a Votolato, quindi questo album è stato un’evoluzione naturale”. La sensibilità di Girless rende le canzoni delicati e profonde, considerando il tema affrontato: “Studiando e scandagliando le varie storie mi sono reso conto che, quasi come un imbuto, si arriva a un motivo comune: l’incomprensione del mondo esterno, probabilmente per la personalità enorme dei soggetti di cui parlo, impossibile da contenere nelle proprie opere. Lo stesso Hemingway diceva che uno scrittore continua a scrivere fallendo più volte fino a che gli riesce qualcosa di buono, quasi come si trattasse di un caso, di un colpo di fortuna“.
Tutti i personaggi descritti e narrati nel disco hanno una rabbia che è rimasta inespressa: “Sylvia Plath è stata sottomessa per tutta la vita, ha sofferto per un aborto spontaneo di cui ha parlato poco. Majakovskij era un dissidente rispetto al regime sovietico e lo stesso Monicelli che si è buttato dalla finestra dell’ospedale in cui era ricoverato”. Una rabbia che, musicalmente parlando, emerge poco nei toni dell’album (“è un gioco di contrasti“), ma che si ricollega direttamente alla band di origine di Tommaso e ai suoi elettrici e abrasivi così diversi da quelli contenuti in I Have a Call.
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