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Giornali a perdere

Dopo questa finanziaria scomparirà, probabilmente, un pezzo consistente di editoria italiana.

Il Governo ha deciso infatti di dimezzare i fondi per l’editoria e soprattutto di far cessare  quel “diritto soggettivo” al contributo pubblico che ha finora consentito a tanti giornali di  mettere i soldi dello Stato a bilancio e farseli anticipare dalle banche.
Tutto questo non sarà più possibile. La conseguenza è che già dal 2010 questi giornali si troveranno a dover mettere a bilancio perdite che vanno dal 30% al 60% dei ricavi, con la conseguente messa in liquidazione dell’impresa.

A fronte di questo vanno fatte due considerazioni. Primo: è vero che la legge dell’editoria finanzia una esigua minoranza di “aventi diritto” e una pletora di furbi, furbastri o veri e propri truffatori che ricevono dalle poche decine di migliaia fino a vari milioni di euro senza averne titolo?
Verissimo. Negli ultimi vent’anni destra e sinistra si sono date manforte per fare strazio della legge al fine di agevolare interessi di partito, di bottega o semplicemente clientelari. Il risultato di tutto questo è  che sono cresciuti a dismisura i finanziamenti a finti giornali di partito, finte radio di partito, finte cooperative, che altro non sono che scatole vuote costituite esclusivamente per prendere una fetta della torta.
Questo a scapito degli editori veri e, soprattutto, dei giovani giornalisti che vorrebbero aprire una testata indipendente. La legge (colmo dei paradossi) infatti  fa scattare il finanziamento dopo 5 anni di pubblicazioni.

Secondo punto. Facciamo un passo indietro: è giusto che l’editoria abbia un sostegno pubblico? A nostro avviso non solo è giusto, ma dovrebbe essere uno dei pilastri fondamentali di una democrazia. Questo perché il bene pubblico dell’informazione non può essere paragonato a una qualsiasi merce da piazzare in borsa, a maggior ragione se si tratta di voci critiche, scomode, indipendenti e non legate a potentati politici o a gruppi d’interesse economico.
In sintesi: ci sarebbe voluto poco per fare una riforma radicale dell’editoria che consentisse di togliere i finanziamenti ai truffatori (magari denunciandoli pure) per riassegnare quei fondi non solo a chi ne ha realmente diritto, ma anche a tutti coloro che ora ne sono esclusi. Un lavoro che si poteva fare in mezza giornata, ma che nessun governo di destra, centro o sinistra ha voluto fare.

La fine è nota: con questo provvedimento – che ha il sapore della vendetta – si toglie ossigeno a chi ne ha già poco, ma in compenso si continua  a dare fondi, seppur in maniera ridotta,  alla banda di maneggioni e truffatori che campano e si ingrassano a spese dello Stato con giornali, radio e tv fasulle. Insomma per  dirla con Calderoli, che di queste cose se ne intende, un’altra porcata.

Paolo Soglia

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