Fusioni dei comuni. Il referendum ne ferma 4 su 6. Petitti: “No a processi forzati”
Affluenza non alta alle urne. Ora il pallino passa all’Assemblea legislativa. L’indicazione però è netta: proseguire le fusioni dei soli territori in cui ha prevalso il sì (Ferrarese e Riminese). Le reazioni di Calvano (Pd) e Taruffi (Si)

Bologna, 17 ott. – Queste fusioni non s’hanno da fare, almeno non tutte. E’ quello che emerge dalla tornata di referendum consultivi di ieri, che ha interessato i cittadini emiliano romagnoli di 16 comuni, in tutto circa 60 mila. Erano chiamati ad esprimere il proprio sì o no ai progetti di fusione che da 16 comuni ne avrebbero dovuti far nascere 6. Il condizionale è d’obbligo perché il verdetto delle urne non è quello che la Regione sperava: i sì hanno prevalso in solo 2 casi. Tra l’altro con una partecipazione piuttosto bassa. “C’è stato un risultato diversificato – dice l’assessore regionale al riordino istituzionale, Emma Petitti -, che ci dice che in alcune realtà, nel ferrarese e nel riminese, ha prevalso il voto favorevole, sia degli elettori che dei comuni; in altri casi la maggioranza degli elettori poteva essere favorevole ma quello dei comuni no”. “Noi l’abbiamo sempre detto- aggiunge Petitti-, per noi il voto degli elettori è fondamentale perché non sono processi forzati dalla Regione o dall’alto, ma sono i territori a volerlo fare”. Per cui, conclude l’assessore, con due si procederà, con gli altri ci si fermerà. A dire l’ultima parola sarà comunque l’Assemblea Legislativa.
I risultati
Nel Bolognese, il progetto di fusione riguardava i comuni dell’alto Appennino imolese: Casalfiumanese, Fontanelice e Borgo Tossignano. Alle urne sono andati solo in 3008, poco più del 45% dei 6630 aventi diritto: i no hanno prevalso con quasi il 54%. Solo a Casalfiumanese la maggioranza dei votanti si è espressa a favore della fusione.
Nel Reggiano, il voto dei cittadini di Campegine, Gattatico e Sant’Ilario ha bloccato l’ipotesi di fusione con il no che nel complesso è arrivato al 55,36%. Gli elettori sono stati 8372, poco meno del 49% degli aventi diritto. Il sì ha prevalso solo a Sant’Ilario.
Nel Piacentino erano due i referendum, ma l’esito è stato lo stesso: i cittadini di Bettola, Farini e Ferriere e quelli di Ponte dell’Olio e Vigolzone hanno detto no alle fusioni, rispettivamente con 66,15% e con il 59,63%. Bassa l’affluenza per quanto riguarda la fusione tra Bettola Farini e Ferriere, dove nel complesso ha votato appena il 38,31%; un po’ più alta a Ponte dell’Olio e Vigolzone dive ha votato poco più del 47% dei cittadini.
Nel Ferrarese, con un’affluenza molto scarsa, intorno al 36%, i cittadini di Mirabello e Sant’Agostino hanno detto sì alla fusione con il 56,88% dei voti validi.
Nel Riminese, i sì hanno vinto col 60,38% tra i cittadini di Mondaino, Montegridolfo e Saludecio. Qui, nel complesso, l’affluenza è stata del 45,73%.
Le reazioni
Paolo Calvano, consigliere regionale e segretario regionale del Partito Democratico, assicura che si terrà conto del voto: “Abbiamo sempre ritenuto fondamentale il voto dei cittadini”. Sul futuro, Calvano è convinto che il cammino verso le fusioni dei comuni dovrà proseguire e che, per agevolarlo, si dovrà spiegare meglio i vantaggi.
Igor Taruffi, consigliere regionale di Sinistra Italiana e relatore della proposta di legge che ha portato alla fusione di Porretta e di Granaglione in Alto Reno Terme, parla di “occasione persa”. Taruffi invita però a fare “autocritica”: ” Come mai le ragioni (a favore della fusione, ndr) che pure sono importanti, non sono state accolte e raccolte dai cittadini?”. E’ necessario “meditare sui processi” è l’invito di Taruffi che sottolinea come “presto e bene non stanno insieme”: “Meglio prendersi qualche tempo in più e arrivare al risultato, che non procedere speditamente e poi doversi fermare” è il consiglio di Taruffi.