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Frascaroli contro Social Log: “Usano le famiglie in difficoltà”

Bologna, 4 dic. – E’ arrabbiata Amelia Frascaroli, assessore al welfare del Comune di Bologna. Ce l’ha con gli attivisti di Social Log che questa mattina hanno occupato, insieme a 76 famiglie, uno stabile in via Fioravanti 27, Bolognina. Alcune decine di attivisti del collettivo che fa riferimento al centro sociale Crash sono entrati nell’ex sede della Telecom, ora di proprietà di una banca tedesca e affidato al gruppo Maccaferri. Circa 280 i nuovi occupanti, raccolti da Social Log dopo mesi di attività. Tra loro ci sono oltre 100 minori.

E’ doppiamente arrabbiata Frascaroli: “Uno: perché sono state usate delle famiglie in questo modo“; “due: perché non si sono voluti (gli attivisti di Social Log, ndr) rendere conto o, non lo so, non gli piaceva rendersi conto, che in questo modo mettono molto a rischio questo percorso”. Il percorso a cui fa riferimento Frascaroli è quello del protocollo per l’emergenza abitativa siglato in Prefettura ad inizio mese. Al momento i risultati non sono ancora arrivati. E’ attesa a giorni la firma dell’accordo con il proprietario degli stabili di via Mario De Maria, accordo che da un lato potrebbe evitare lo sgombero delle famiglie che abitano la palazzina e dall’altro garantire il pagamento di un affitto calmierato e lo sconto dell’imu al proprietario. Il tutto, secondo Frascaroli, potrebbe essere compromesso dalla “forzatura” compiuta oggi da Social Log. Una forzatura che qualcuno, a palazzo d’Accursio, spiega come una prova di forza interna al movimento per la casa cittadino, sostanzialmente diviso a metà: da un lato Social Log, la sigla che fa riferimento al centro sociale Crash, che occupa, oltre all’ex Telecom di via Fioravanti, anche due palazzine in via Mario De Maria e in mura di Porta Galliera; dall’altro il resto delle sigle dell’antagonismo cittadino: da Idra, la realtà collegata ad Hobo sgomberata sabato scorso, a LàBas, il collettivo vicino al Tpo che occupa la caserma Masini di via Orfeo, fino a Asia Usb, l’associazione di inquilini legata al sindacato di base che occupa una palazzina di proprietà dell’Ausl in via Irnerio, le ex scuole Ferrari di via Toscana e la ex clinica Beretta nel quartiere Saragozza. Questi collettivi sfileranno venerdì sera in corteo in difesa delle occupazioni e contro la loro criminalizzazione.

Al di là del braccio di ferro interno ai gruppi, a spaventare il Comune dopo la notizia dell’occupazione di via Fioravanti sono stati i numeri: non era mai capitato, almeno non negli ultimi anni, che poco meno di 300 persone occupassero uno stabile a scopo abitativo a Bologna. “Non ci sono così tante famiglie per strada” dicevano in mattinata i funzionari comunali, lasciando intendere che una parte degli occupanti potesse provenire dai comuni della provincia. Gli attivisti di Social Log hanno spiegato che la gran parte delle famiglie occupanti viveva da tempo a Bologna, magari dopo aver subito uno sfratto in un comune della provincia, aveva trovato appoggio da parenti e conoscenti. “E’ un dato certo– dice Frascaroli-, non è possibile che ci fossero 76 nuclei famigliari in giro per Bologna. Non è possibile, perché il territorio è presidiato”. Frascaroli ammette però l’esistenza di una zona d’ombra sulla quale i servizi sociali non riescono ad arrivare: categoricamente impossibile, per l’assessore, che sia così vasta.

Il dubbio di Frascaroli è che l’azione di Social Log sia una stata “forzatura” finalizzata a fare aumentare la tensione sociale, non a risolvere i problemi delle famiglie indigenti e senza casa. Lo dice chiaramente l’assessore al welfare: “Loro (gli attivisti) creano delle situazioni in cui l’unico risultato, volenti o nolenti che siano, è l’innalzamento del conflitto sociale. Adesso voglio vedere domani le varie formazioni leghiste che vanno à davanti a dire ‘sgomberate, basta con questi immigrati che occupano’..Voglio vedere: se volevano ottenere questo, ci riescono benissimo tutte le volte”. Ora come si fa? “Non lo so perché è una proprietà privata- risponde Frascaroli-. Mi risulta che siano uffici, quindi sono andati a mettere le persone in situazioni non idonee: io non so cosa dire davanti a situazioni del genere”. Frascaroli rivendica il lavoro fatto per il protocollo di garanzia, per mettere in sicurezza chi è stato costretto ad occupare, da un lato cercando accordi con i proprietari, dall’alto garantendo che queste persone, spinte dal bisogno, non abbiano poi ulteriori conseguenze negative: “Con alcune proprietà siamo già vicini a degli accordi: per cui, io lavoro per questo, altro non so dire”.

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