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Foto blasfeme. Caffarra esagera e accosta il Cassero all’Isis

Il cardinale Carlo Caffarra (foto agenzia Dire)

Bologna, 18 mar. – Parla di “diabolica perfidia” l’arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra, e lo fa puntando il dito contro il circolo Arcigay il Cassero, colpevole di aver pubblicato su facebook le foto della “notte blasfema”, una serata danzante a tema che ha creato scompiglio tra le politica bolognese: preti, suore e cristi sopra le righe con tanto di corona di spine e croci fuxia. Un attacco durissimo quello dell’arcivesco, che però decisamente esagera e inserisce nello stesso ragionamento i carnefici terroristi dell’Isis e il circolo arcigay di Bologna. Un accostamente come minimo azzardato. Si legge nella nota di Caffarra: “Che dire poi del tempismo che vede in contemporanea il teatrino del Cassero profanare il dramma del Calvario e sulle sponde del Mediterraneo la demolizione delle croci e di ogni simbolo cristiano dalle chiese assaltate dall’Isis?”.

Le fotografie della serata “Venerdì credici” al Cassero di Bologna, continua Caffarra nella sua nota, “sono un insulto di inarrivata bassezza e di diabolica perfidia a Cristo in Croce. Non si era ancora giunti a un tale disprezzo della religione cristiana e di chi la professa da irridere, tramite l’abominevole volgarità dell’immagine, persino la morte di Gesù sulla Croce”.

Le foto pubblicate sul sito del Cassero e le reazioni politiche

“Addolora, ma non stupisce, costatare con che dispiegamento di forze si cerca di far passare l’idea che il cristianesimo e il cattolicesimo in particolare- scrive il cardinale- siano i nemici della libertà, delle giuste rivendicazioni, del progresso scientifico, della laicità, della democrazia”. Per Caffarra, “ogni ideologia che non riesce a farsi alleata la Chiesa la perseguita ferocemente, sia uccidendo i cristiani sia insultando ciò che essi hanno di più caro. E vede giusto: in una Chiesa fedele al Vangelo- continua la nota- non troverebbe mai l’appoggio incondizionato e cieco, di cui ogni menzogna ha bisogno per sopravvivere”. Quando si invoca “la libertà di espressione a giustificazione della libertà di insulto, c’è da chiedersi se sia prossima la fine della democrazia”, sostiene il cardinale, che non rinuncia a citare il rapporto tra Cassero e Comune: “Ci si domanda a che titolo l’Istituzione comunale possa concedere in uso gratuito ambienti pubblici a gruppi che li utilizzano per farne luogo di insulto e di dileggio”.

Una delle foto della serata “Venerdì credici”

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