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Finale Emilia. Ferioli non si dimette: “Mi prendo le colpe politiche, ma resto per ricostruire”

Finale Emilia, 5 feb. – “Mi prendo tutte le colpe politiche del caso, ma anche l’impegno di portare avanti questo Comune nel miglior modo possibile fino alla fine di questo mandato”. A poche ore della richiesta (respinta) di dimissioni, il sindaco di Finale Emilia lo ripete più volte. “Su di me ci sono tante, troppe pressioni. C’è chi ha parlato di ‘ndrangheta e di un ‘sistema’ in cui io sarei colluso. Non è così, al momento qui in paese c’è solo un indagato per abuso d’ufficio, e io voglio andare avanti con la ricostruzione del mio paese”.

Lui, Ferdinando Ferioli, primo cittadino di Finale Emilia senza tessera Pd ma sostenuto da una maggioranza democratica (8 consiglieri su 11), è  nella bufera da quando gli arresti dell’operazione Aemilia hanno toccato anche la sua amministrazione. Secondo i magistrati il responsabile Lavori Pubblici di Finale, Giulio Gerrini, avrebbe favorito la ditta Bianchini, a sua volta legata all’ndrangheta emiliana.

“Perché il sindaco non ha controllato cosa faceva il suo funzionario?”, hanno tuonato ieri sera le opposizioni all’unisono. Lega, Forza Italia e 5 Stelle hanno chiesto le dimissioni di Ferioli, ma hanno dovuto incassare il ‘no’ del sindaco. “La realtà dei fatti e le stesse dichiarazioni del procuratore – si legge in un comunicato dell’opposizione – mettono in evidenza un vero e proprio “sistema”, sorretto anche dal rapporto che intercorreva tra il tecnico sottoposto a misura cautelare e il sindaco stesso: il responsabile dell’ufficio ha assunto una libertà operativa tale da essere considerato ‘centro monocratico di potere in diretta ed esclusiva relazione col Ferioli’. Queste sono parole che denotano l’enorme responsabilità politica del sindaco e della giunta, colpevole a nostro avviso di non aver controllato l’operato del responsabile LL.PP. e sopratutto non aver dato il giusto peso alle circostanziate denunce dell’opposizione da 2 anni a questa parte. Questo ‘omesso controllo’ è suffragato e rafforzato anche dal fatto che Ferioli detiene in capo a sè la delega per i Lavori pubblici”.

“L’amministrazione si è fatta una dormita colossale, e per questo il sindaco dovrebbe dimettersi”, dice il parlamentare del Movimento 5 Stelle Vittorio Ferraresi. Il grillino ha assistito tra il pubblico al consiglio comunale di ieri sera. “Era pieno di persone – dice – e per questo stiamo pensando di organizzare una serie di serate informative sul territorio, per informare correttamente la gente”. Secondo Ferraresi Finale Emilia potrebbe essere governata anche da un commissario, “visto che gli attuali amministratori hanno dormito”.

“Dovevo controllare che Bianchini costruzioni fosse collusa con la mafia? – si chiede Ferioli – Non lo potevo sapere e non era mio compito. Anzi, io sono sconvolto e arrabbiato, mi sono sentito preso in giro da un fornitore che da 40 anni lavora a Finale Emilia. E sugli atti irregolari segnalati più volte dalle opposizioni Ferioli risponde così: “Hanno richiesto 12mila documenti e fatto centinaia di segnalazioni, anche non vere”. E ancora: “Ho cercato sempre di rimanere fuori dalle scelte tecniche perché non è mio compito, e sarebbe devastante che un sindaco e una giunta si immischiassero in queste cose. Io mi occupo di dare l’indirizzo politico, il dovere di controllo degli atti non è mio”.

L’unico errore che ammette Ferioli è quello sulla ditta Ios di Alessandro Bianchini. Per i magistrati un tentativo, da parte del padre Augusto Bianchini (arrestato), di salvare il salvabile nel momento in cui l’azienda di famiglia viene esclusa dalla white list e la stampa inizia a parlare dello scandalo amianto. La Ios di Bianchini figlio (anche lui agli arresti) ha lavorato per qualche tempo anche a Finale Emilia, e secondo i magistrati è stata favorita proprio dal funzionario comunale arrestato. Una situazione di cui ai tempi aveva anche parlato la stampa locale. “Era una piccola ditta di due persone, l’errore però c’è stato e lo ammetto. Si poteva evitare”. Ferioli negli scorsi giorni ha più volte ripetuto di avere avuto sì colloqui con Bianchini, ma nell’ambito della normale dialettica tra amministratori e fornitori del Comune. Nelle 1300 pagine dell’ordinanza che ha portato ai 117 arresti di “Aemilia” si raccontano dei rapporti a volte strettissimi tra Gerrini e i Bianchini, ma anche della vicinanza dell’imprenditore (e del figlio) con i vertici della giunta.

Intanto a Finale si adottano le prime contromisure. Al momento Gerrini è stato rimosso e il suo stipendio congelato, così come l’amministrazione sta tentando di capire come tutelarsi per il futuro, ad esempio mettendo alla porta eventuali tecnici esterni che in passato abbiano avuto a che fare con Bianchini. Per il momento si tratta solo di una persona. “Abbiamo una mole di lavoro spaventosa e stiamo tentando di ripartire. Io – ammette Ferioli – ho sempre chiesto agli uffici di sbrigarsi per accelerare la ricostruzione. Adesso, per forza di cose,inizieremo a rispondere in modo diverso e la ricostruzione sarà rallentata. Che la corsa che abbiamo fatto avrebbe comportato degli errori me lo aspettavo, dopo tutto i nostri archivi erano sotto le macerie e io ho dovuto firmare migliaia di ordinanze. Ma l’ndrangheta no, quella nessuno se la sarebbe immaginata. Certo col senno di poi avrei fatto scelte più drastiche su alcune questioni”.

Intanto il Comune ha emanato un bando per dotarsi di un supporto legale e annuncia di volersi costituire parte civile quando partirà il processo per Aemilia.

Mercoledì 4 febbraio abbiamo parlato dell’inchiesta Aemilia in AngoloB. Ospiti Cinzia Franchini, presidente della Fita-Cna minacciata nell’aprile 2012 con un busta piena di proiettili, il giornalista della Gazzetta di Modena Francesco Dondi e l’assessore regionale con delega alla legalità Massimo Mezzetti.

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