In questo podcast di Pensatech trovate una riflessione di genere sui dispositivi connessi, tra assistenti vocali (femminili) e dildo hackerabili: l’internet delle (mie) cose, come dice il titolo del secondo appuntamento di “Donne in rete” – ciclo di incontri e azioni sul tema della comunicazione digitale di genere – organizzato dall’associazione Orlando a Bologna, “FemTech! l’internet delle (mie) cose, uno sguardo critico e curioso sulle tecnologie per il benessere delle donne”.
L’incontro si terrà giovedì 30 gennaio dalle 18.30 al Centro delle donne di Bologna, via del Piombo 5.
L’incontro sarà anche laboratorio, condotto da Valentina Bazzarin ricercatrice ed esperta di etica dei dati e Elena Lolli graphic designer con un’attitudine gender sensitive.
Per FemTech – female technology – si indicano gli oggetti per la salute delle donne che acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter accedere a informazioni del nostro corpo, come le app che tengono traccia dell’ovulazione e del flusso mestruale, o i sextoys intelligenti. L’internet delle (mie) cose mappa il nostro corpo “reale” e i nostri dati biometrici diventano proprietà di società private.
Ma se i sextoys sono “intelligenti”, vuol dire che possono essere anche hackerati? La risposta la trovate nel podcast con le voci di Valentina Bazzarin ed Elena Lolli.
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L’intervista a Valentina Bazzarin è a cura di Giovanni Stinco.
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