10 feb. – Non ci piace definire i dischi, ma quando abbiamo ascoltato la seconda prova solista di Daniele Carretti (Offlaga Disco Pax), che ha firmato come Felpa l’album Paura, l’espressione “shoegaze da camera” ci è subito balzata in mente. “Ma sì, ci può stare”, ha detto Daniele, ospite di Maps per un’anteprima live del disco. “In fondo Paura è nato così, a casa mia, sono io da solo”. Dieci tracce notturne, intense, che sfruttano riverberi ed echi, sulle quali si appoggia la voce di Daniele che ci ha raccontato il disco a partire dal titolo: “Deriva dal precedente, l’esordio, intitolato Abbandono: racconto la paura, appunto, che si prova dopo l’abbandono”. Ma non c’è una drammatizzazione di questi sentimenti negativi: piuttosto una consapevolezza.
Il disco è biografico, sia nella musica che nelle parole, ma “alcune cose sono per sentite dire, non sono sempre presente in questi testi”: la scrittura dell’album, però, non è stata una cronaca di eventi accaduti, ma un flusso continuo che è scaturito dalle canzoni uscite nel settembre 2013. “Mi veniva da scriverli, non avevo in mente di fare un altro disco.” Si parla di smarrimento e vertigine, nell’album uscito una settimana fa e anche i suoni creano degli spazi nei quali è piacevole abbandonarsi: abbiamo cercato di ricrearli in studio. Ecco qui per voi tre brani che Daniele ha suonato, con arrangiamenti un po’ più ridotti rispetto alle versioni su disco: un assaggio di Paura.
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