Ex Ferrari occupate. La vita dopo il taglio della luce, tra candele e paura degli intrusi

Le voci e i racconti degli occupanti delle ex scuole Ferrari, da mercoledì scorso al buio dopo il taglio della corrente elettrica deciso dal Comune. Audio e foto

Radio Città del Capo - Ex Ferrari occupate. La vita dopo il taglio della luce, tra candele e paura degli intrusi

Via Toscana 136, ex scuole Ferrari occupate

Aggiornamento: Dopo la luce all’occupazione delle ex Ferrari tagliata anche l’acqua

Bologna, 12 ago. – Nell’occupazione delle ex scuole Ferrari di via Toscana dalle 9 di sera si accendono le candele. Succede da mercoledì scorso, quando gli occupanti si sono visti tagliare  la corrente elettrica. Niente più televisione o radio, niente cellulari in ricarica, niente boiler per scaldare l’acqua per lavarsi. A letto si va poco dopo le 21, quando il sole sparisce e le scale e i corrodi del grande edificio a tre piani diventano impercorribili se non con le torce.

Siamo entrati nelle scuola occupata e abbiamo parlato con gli occupanti. In tutto cinquanta persone. C’è chi viene dall’Europa dell’est, chi dal Nord Africa, chi è italiano e come tutti gli altri si è trovato senza casa dopo aver perso il lavoro. Nel piano seminterrato ci sono anche alcuni ex rifugiati entrati nel 2011 nei programi di assistenza cittadini della cosiddetta Emergenza Nord Africa. C’è chi viene dai Prati di Caprara, chi da Villa Aldini. Si sono ritrovati senza casa né lavoro e ora vivono come possono nell’occupazione di via Toscana.

E’ come quando c’era la guerra –  dice un occupante – Con il taglio della luce siamo tornati indietro di 60 anni”. I 50 abitanti delle ex Ferrari la loro storia l’hanno letta sui giornali, “ma nessun politico è venuto a parlare con noi. Forse hanno paura, perché non vengono qui a vedere come viviamo davvero? Siamo per caso animali?”. Sicuramente le condizioni di vita, già precarie visto che la maggior parte di loro non ha nessun tipo di reddito su cui contare, sono diventate più critiche con il taglio della corrente. “Ci chiudiamo in camera quando fa buio – dice una signora di origine portoghese – cosa impedisce ai malintezionati di entrare qui dentro adesso che non c’è più luce?”.

E c’è anche chi, nonostante il taglio della corrente, tenta comunque di cucinare. “Ma bisogna farlo all’antica”, e cioè mettere insieme una bottiglia di alcool e un paio di scatolette vuote. “Dai fuoco all’acool nella scatoletta e così puoi prepararti un caffè o scaldarti qualcosa, ma poco altro perché l’alcool costa e per farsi la pasta ci vuole troppo”. Con un incoveniente non indifferente: per spegnere il fuoco si usa una seconda scatoletta, a mo’ di coperchio, e dopo pochi secondi la puzza del liquido infiammabile si fa fortissima. “Non cuciniamo più nelle stanze perché poi altrimenti non si riesce a respirare”.

Per cucinare una scatoletta vuota e dell’alcool

“Il Comune ha pagato le bollette della ex scuola per un anno e mezzo – ha spiegato l’assessore al welfare Amelia Frascaroli – Adesso non possiamo pagare più pagare, non ci sono soldi. Non è una scelta politica, ma una scelta amministrativa”. Il proprietario dello stabile, Carisbo, non ha mai partecipato ai tavoli di trattativa. “Abbiamo tentato di parlare con la proprietà, ma con noi non hanno mai voluto interloquire”. Gli occupanti che abbiamo incontrato si sono detti disponibili a contribuire per quanto possono nel pagamento delle bollette. “Possiamo metterci 10 euro a testa, anche 20 al mese”, ci hanno spiegato.

Occhiali, un cavatappi e pochi altri oggetti. Gli effetti personali di un occupante