Ex Corticella. I lavoratori chiedono aiuto a Coop

In Piazza Maggiore i lavoratori dello storico pastificio protestano contro la

Radio Città del Capo - Ex Corticella. I lavoratori chiedono aiuto a Coop

28 ott. – “Io se fossi al posto della Coop, su questa cosa qua trovarei molte cose da dire“. E’ Vito Rorro che parla, il segretario provinciale della Flai-Cgil, sindacato che questa mattina ha portato in piazza Maggiore la rabbia e lo sconforto delle lavoratrici e dei lavoratori dello storico pastificio Corticella.

Lo stabilimento di Bologna, di proprietà del gruppo Newlat (che oltre a Corticella è proprietaria dei marchi Buitoni e Pallante oltre che Giglio e Ala), produce oltre alla pasta a marchio Corticella anche alcuni formati a marchio Coop. Ed è proprio con in mano un pacco di spaghetti a marchio Coop, su cui campeggia la scritta “Prodotto nel rispetto dei valori di Coop” e “prodotti realizzati senza discriminazione e sfruttamento dei lavoratori“, che Francesco si appella al colosso: “La Coop non ha colpe ma può fare qualcosa, impugni la sua forza e ci aiuti“.

Deportato a San Sepolcro“, “Deportato a Cremona“, “Deportato fuori Roma“: sono solo alcuni degli adesivi bianchi che i lavoratori avevano attaccati alla giacca. L’azienda infatti ha ordinato a 46 di loro, tramite lettera, di trasferirsi, di andare a lavorare, a partire dal primo dicembre prossimo, negli altri punti produttivi del gruppo. Un trasferimento che secondo sindacalisti e lavoratori non è altro che una “bastardata”, parola di Rorro, per costringere i lavoratori al licenziamento.

Mastrolia noi non siamo le tue pedine, tu non stai giocando al monopoli” c’era scritto su di uno striscione rivolto al propretario della Newlat. Secondo i lavoratori le volontà dell’impresa sono chiare: dismettere lo stabilimento di Bologna e spostare la produzione su stabilimenti più nuovi, come quello di San Sepolcro in provincia di Arezzo. Contemporaneamente Newlat vorrebbe “valorizzare” l’area dello stabilimento.

Da parte del sindaco Virginio Merola, che ha incontrato i lavoratori al presidio sotto la torre dell’orologio, è arrivata la conferma che l’area in cui si trova lo stabilimento rimarrà un’area produttiva e che non verrà modificata la sua destinazione d’uso. La paura dei sindacati infatti era che venisse resa edificabile come “resindenziale”.