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Emilia terra di mafie? Mezzetti non ci sta. “Se è tutto mafia fate i nomi”

Bologna, 25 feb. – Non si dica che l’Emilia-Romagna è una “terra di mafia”. Il giorno dopo la pubblicazione della relazione annuale della Direzione nazionale Antimafia, in cui si parla di un territorio, quello dell’Emilia-Romagna, dove la mafia si è insediata e in un alcuni casi “ha conquistato le menti dei cittadini”, arriva lo stop dell’assessore regionale alla legalità Massimo Mezzetti. Parole troppo forti quelle dei magistrati, dice Mezzetti che invita alla prudenza. “Non bisogna dire che la mafia non c’è, ma nemmeno dire che tutto è mafia. E’ un ragionamento dannoso prima di tutto per chi la mafia la contrasta. Bisogna capire i meccanismi di insediamento della criminalità organizzata in Emilia, e poi combatterla”.

Un altro punto che contesta Mezzetti è quello in cui si dice che l’insediamento mafioso è stato indirettamente favorito dal comportamento delle istituzioni locali i cui organismi, ha scritto il procuratore antimafia di Brescia Roberto Pennisi, “sono alacremente impegnati nella consumazione dei reati di loro pertinenza ai danni della cosa pubblica, fornendo – ha continuato il magistrato – un esempio che di per se stesso e solo offre il destro al verificarsi di quei disatrosi inserimenti della mafia”. Un ragionamento che ha fatto proprio anche il procuratore capo di Bologna Roberto Alfonso, che ha parlato di una “regione malata di una malattia grave, un tumore che bisogna curare subito”. Alfonso si è appellato alle istituzioni. “Si diano una mossa”, ha detto, e nel mettere in guardia la politica sul problema mafia si è soffermato anche sull’inchiesta della pubblica amministrazione. Il significato dell’indagine sulle spese dei gruppi” è quello di aver fatto luce sulla realtà ponendo fine al ”sogno dell’isola felice”.

Un collegamento, quello tra la politica e la mafia, che non piace a Mezzetti. “Stiamo ai fatti, io le 1300 pagine dell’inchiesta Aemilia le ho lette, e lì si parla solo di due politici di secondo piano. Se qualcuno dice che la mafia ha corrotto la politica o ha fatto a patti con lei allora chiedo si facciano i nomi, i cognomi e si elenchino i fatti“. Mezzetti invita anche a tenere separati i piani, quello criminale e quello dell’analisi politica. “Possiamo parlare di degenerazione della politica o di cambiamenti della classe dirigente, ma si tratta di un’analisi sociologica e antropologica”.

L’assessore alla legalità annuncia anche per settimana prossima una serie di nuovi provvedimenti che contribuiranno a combattere le mafie in regione. “C’è prima di tutto un problema di informazioni che non circolano o lo fanno troppo lentamente. Bisogna rimediare, ma tenendo a mente che noi in Emilia-Romagna non partiamo da zero. Ci sono state sottovalutazioni forse in passato, e dall’inchiesta emerge uno spaccato inquietante. C’è stato un tentativo di penetrare la sfera politia, ma non è arrivato fino in fondo. Poi è evidente un salto di qualità, perché la mafia si è impossessata in qualche caso delle imprese locali, ed è questo che noi dobbiamo combattere. Il grande merito dell’inchiesta Aemilia è quello di averci sbattuto in faccia la realtà, nessuno potrà più dire ‘non sapevo‘”.

L’intervista a Mezzetti.

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