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Educatori “senza titolo”. 1500 lavoratori a rischio

Bologna, 26 mag. – Sono laureati, con esperienze professionali e formazione riconosciuta. Ma rischiano di rimanere disoccupati perché non hanno un titolo abilitante. La laurea in scienze dell’educazione, infatti, da pochi anni è divenuta obbligo di legge ed è richiesta come elemento vincolante nella ormai grande maggioranza dei bandi di appalto.

In Emilia Romagna sono 1500 gli educatori “senza titolo”. Si sono uniti alla rete Educatori uniti contro i tagli a ottobre del 2014, protestando per la pubblicazione di un bando del Comune di Bologna che richiedeva degli educatori con titolo per la gestione dei servizi socio-educativi sul territorio.

Oggi si sono trovati davanti al palazzo dell’Assemblea legislativa regionale per presentare le loro richieste e depositare più di 1000 firme raccolte per ottenere l’equipollenza del titolo. “Crediamo che una sanatoria non solo sia possibile, ma sia l’unica opzione valida – hanno detto durante il presidio – l’unica strada da intraprendere. Una sanatoria che regolarizzi la posizione lavorativa e restituisca dignità agli “educatori senza titolo”, equiparando la loro professionalità a quella di coloro che il titolo lo hanno conseguito”.

Molti di loro hanno creato servizi sociali rivolti ad adulti, minori in difficoltà e disabili, con esperienze decennali. Gli educatori “senza titolo” per lungo tempo sono stati preferiti dagli enti locali perché permettevano ai servizi sociali di spendere meno, avendo un costo inferiore secondo il contratto collettivo nazionale. Ultimamente, però, bandi e gare d’appalto degli enti locali si stanno facendo sempre più restrittivi. “Questa richiesta continua di titoli e professionalità – dice Sabina, educatrice “senza titolo” – è anche un modo per ridurre i servizi”.

Il 5 giugno una delegazione di lavoratori parteciperà al tavolo operativo tra l’assessore regionale alle politiche per la salute Sergio Venturi e i sindacati. Nel frattempo continua la petizione on line per chiedere un percorso per la regolarizzazione degli “Educatori Senza Titolo”.

di Martina Nasso

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