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Eataly. A Bologna stipendi mai sopra i mille euro. La Cgil: “Ma il dialogo c’è”

Bologna, 3 set. – Come stanno i lavoratori del punto vendita Eataly di Bologna? Si tratta di circa 70 persone inquadrate col contratto del turismo, 50 delle quali a tempo indeterminato. Per il resto ci sono stagisti delle scuole alberghiere e apprendisti. Eataly a Bologna ha aperto in via degli Orefici a fine 2008. Un anno e mezzo dopo la Cgil ha iniziato a mettere radici e a fare le prime tessere tra i dipendenti.

“Momenti difficili li abbiamo avuti – spiega Francesco Devicienti, lavoratore Eataly, rsu e tesserato Filcams-Cgil assieme ad una ventina di colleghi – ma è anche vero che con l’azienda abbiamo sempre parlato e trovato delle soluzioni”. Come nel 2010, quando fu Francesco Farinetti (figlio del fondatore Oscar e amministratore delegato dell’azienda) ad arrivare sotto le Due Torri per chiudere una trattativa che portò al passaggio di livello di una trentina di persone. O come è successo un anno dopo, quando fu il ben più famoso Oscar ad arrivare a Bologna per firmare l’accordo che da lì in poi avrebbe visto abbassare le serrande dell’esercizio commerciale il 25 Aprile e il Primo Maggio. Quello di Bologna è stato anche il primo Eataly in Italia a scioperare contro l’azienda (un’ora il giorno di Pasqua) per il mancato rinnovo di un contratto interinale. Una questione ancora non risolta e affidata agli avvocati della Camera del Lavoro bolognese.

Le paghe da Eataly non sono alte. Si parla di circa mille euro per chi lavora 40 ore alla settimana, domeniche escluse, più tredicesima, quattordicesima e premio di produzione. La maggior parte dei dipendenti ha però contratto con un monte ore minore, di solito tra le 30 e le 36, e quindi gli stipendi scendono fino ad oscillare tra i 700 e gli 800 euro. “Ma il contratto nazionale è rispettato e questo grazie al lavoro che abbiamo fatto noi della Cgil”. Un esempio di accordo sindacato-azienda è quello relativo agli apprendisti, inseriti con un livello contrattuale più alto della media, e cioè il quarto invece che il quinto. “Siccome lo stipendio per l’apprendistato è minore – spiega Devicienti – abbiamo concordato di inquadrarli al quarto livello in modo da equiparare la busta paga”.

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