Outside, Gustavo Lagnokka & The Butterfly Kings, Foto di Tommaso Bonaventura
“Esibire il maschio che c’è in me, mettendogli baffi, camicia e cappello, è stato forte e destabilizzante, eccitante e avventuroso. Provo la liberatoria sensazione di non avere alcun dovere di visibilità. Posso mollare. Abbasso le spalle, strascino i piedi, non sorrido, siedo a gambe larghe in metropolitana senza preoccuparmi se invado il sedile altrui ispirandomi ad uno stereotipo che per fortuna contempla eccezioni ma resta ancora maggioranza” (Alessandra Di Pietro).
Bologna, 8 mag. – Cosa vuol dire essere un drag king? Per wikipedia il drag king è una persona che si esibisce su un palco, di solito recitando, ballando e cantando e che interpreta “personaggi maschili famosi o anche solo stereotipi maschili, sottolineandone gli aspetti estetici più virili mediante barbe posticce e abiti tipicamente maschili”. Donne che si vestono da uomini? Di solito si tratta di lesbiche o transgender, ma le definizioni, visto lo scopo della pratica del kinging, sarebbero riduttive.
“Il re nudo, per un archivio drag king in Italia” (a cura di Michela Baldo, Rachele Borghi, Olivia Fiorilli, edizioni ETS), è un volume che racconta e spiega il fenomeno del drag king, a cominciare dalla sua funzione politica. Il libro riunisce foto, disegni, racconti e saggi per un’analisi critica e storica del fenomeno del drag king in Italia. Le fotografie che trovate in questa pagina sono tratte da “Il re nudo”.
Carlotta Monti e Laura Sergiampietri, aka Marco e Tommaso, workshop autogestito. Foto di Chiara Angiolini
Si legge nel Il re nudo: “Il drag, king o queen che sia, se inteso come performance intenzionale, teatralizzata e autoriflessiva del genere, contribuisce a svelare il modo in cui questo ‘lavora’ e come viene messo a lavoro. Insomma, il drag svela il lavoro del genere, ne mette a nudo la struttura citazionale, evidenziandone i meccanismi e le operazioni”. Mostrando i meccanismi di genere, ribaltandoli e sovvertendoli, il drag king smonta gli stereotipi del maschile e del femminile, inseriti in una società dove il binarismo di genere (o sei maschio o sei femmina) è fortissimo e dove tutto si definisce, in positivo o in negativo, a partire dal concetto di maschile. Il kinging, spiegano gli autori di Re Nudo, “può allora trasformarsi in un’esperienza erotica nella quale il corpo, riappropriandosi di una maschilità proibita a corpi femminili (pena l’accusa di inautenticità), recupera tutta la sua materialità e centralità, diventando un vero e proprio laboratorio di sperimentazione contemporanea e intersezionale del genere e della sessualità”. Non è solo una questione di genere, sessualità e desiderio. Dietro alle categorie del maschile e femminile si nasconde anche quella divisione del lavoro, che si tratti di ufficio, attività domestiche o lavoro di cura e relazione, che il femminismo ha tanto criticato.
Dal barbiere, Sasha, Quadraro, Roma, marzo 2013. Foto di Manuel Poggiali
Workshop Drag King, a cura di Eyes Wild Drag, Casa della Donna. Foto di A. Troise
Diane Torr, artista specializzata nelle performance di drag king e conosciuta a livello internazionale, ha iniziato a girare il mondo con il suo corso “Man for a Day Workshop”. Il corso si occupa di trasformare le partecipanti in “uomini veri”, che camminano e parlano come fanno gli uomini. Per farlo si usano vestiti, barbe finte, make up, peni di plastica e fasce per nascondere il seno. Il risultato, spiega Torr sul suo sito, permetterà alle partecipanti di “uscire dalla costruzione sociale di genere” e mettere in discussione quello che viene considerato un dato di fatto. Basti pensare solo al differente trattamento che donne e uomini ricevono al bar o in un concessionario d’auto”.
“Molte donne sono curiose e si chiedono: e se fossi nata maschio, che uomo potrei diventare? C’è questa curiosità di fondo dal momento che nella nostra cultura gli uomini hanno il potere e ci si aspetta che una donna sia subordinata. Il motto di una donna deve essere ‘sottomissione’ e nel rifiutare la sottomissione una donna mette in discussione il comportamento eteronormativo. Il motto di un uomo è invece ‘espansione’. Le donne che hanno fatto il drag king accettano la possibilità di essere qualcosa di più. È curiosità, è desiderio di essere qualcosa di più, di farsi largo. Poi ci sono le cantanti d’opera che impersonano ruoli maschili e vogliono sviluppare una certa gestualità maschile e non sanno come fare. Molti drag king che ho visto si comportano da maschi ma sono ovviamente donne. Perciò il desiderio di migliorare una performance può essere un’altra ragione per cui si desidera fare drag king”.
“L’esperienza del kinging – si legge su Il Re Nudo – può mostrare quanto alcuni codici della femminilità siano profondamente incorporati,quanto le aspettative sociali legate alla femminilità normativa, l’imperativo di performare la cura, l’ascolto (Fra aka Danny), il lavoro affettivo, (“lascia spazio”, “sii accogliente”, “mostra interesse e attenzione”) possano essere radicalmente interiorizzati. D’altra parte, il passing può essere un’esperienza esaltante e spaesante. Sperimentare sulla pelle quanto pochi particolari chiave, le cosiddette protesi (materiali e immateriali) dell(e) maschilità, diano la possibilità di trovarsi catapultat* in una nuova posizione”.
Il Re Nudo è stato presentato ad Atlantide (Cassero di Porta Santo Stefano) all’interno della tre giorni “Gender Crash Frocizzare lo spazio pubblico“.
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