Bologna, 6 nov. – Raffaello fa il cameriere di sala, ha scelto il suo lavoro perché teoricamente gli avrebbe permesso di lavorare part time e dedicarsi ad altro nella vita. I manager però lo stanno costringendo a doppi turni anche per più di tre giorni di fila a settimana. “Alcuni colleghi part time sono stati messi in turni doppi, mezzogiorno e sera, anche per cinque o sei giorni di fila“. Raffaello è pagato meno di 600 euro al mese, le ore di straordinario non gli vengono retribuite ma inserite in una banca ore che lui non può controllare, e i giorni di permesso per gli esami universitari (retribuiti secondo legge) gli vengono solo giustificati.”Ho scoperto della loro esistenza dopo cinque anni di lavoro e grazie alla Filcams”, spiega.
“La sua è una situazione tipica – ragiona Francesco Devicienti della Filcams Cgil di Bologna – le aziende scelgono i contratti part-time perché per loro l’organizzazione è più flessibile. Anche questa è la città del cibo. E’ vero che sono stati creati 10 mila posti di lavoro, ma queste condizioni lavorative non sono accettabbili. Così la ricchezza va solo alle imprese“.
Quella di Raffaello è una delle tante storie che raccontano il lato oscuro della “città del cibo“, come da qualche anno è chiamata Bologna. L’aumento del turismo ha creato 10 mila posti di lavoro in pochi anni, ma c’è qualcosa che non sta funzionando. Ve lo racconteremo, assieme alla Filcams-Cgil di Bologna, ogni martedì su Radio Città del Capo dalle 8.45 alle 9 nella trasmissione “I diritti nel piatto“.
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