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Bologna, 21 nov. – Gli strumenti di partecipazione online hanno avuto un grande successo in questi anni. I politici fanno a gara per mostrare l’ultima piattaforma di consultazione o il loro ultimo tweet, ma questa esplosione di “democrazia digitale” rispondono davvero alle attese? Laura Sartori (@Lausartori), delll’Università di Bologna, invita alla cautela. La “democrazia digitale” non può da sola ridurre la distanza tra cittadini e politici. Usare “strumenti di partecipazione” non vuol dire automaticamente “cultura della partecipazione”.
Laura Sartori è la coordinatrice di una serie di incontri su “Potere, libertà e controllo nell’era di Internet” dell’istituto studi avanzati dell’Unibo. L’ultimo incontro lunedì 24 novembre a Bologna, in Sala Farnese di Palazzo d’Accursio, dal titolo “Democrazia, partecipazione e Internet“.
Tra gli ospiti anche Fabio Chiusi (@FabioChiusi), secondo cui i risultati di questi ultimi anni di esperimenti di democrazia digitali sono scarsi, deludenti. La legittimazione della politica è molto bassa e la richiesta di partecipazione da parte della popolazione, senza il riscontro di risultati concreti, rischia di aumentare la frustrazione. Si “banalizza” uno strumento che avrebbe grosse potenzialità.
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