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De Pieri può tornare a Bologna ma solo per lavorare

Bologna, 2 set. – Gianmarco De Pieri può entrare in città per lavorare, ma poi una volta terminata la giornata lavorativa deve allontanarsi e uscire dal territorio del Comune di Bologna. E’ quanto ha deciso il giudice Letizio Magliaro dopo l’interrogatorio di garanzia di questa mattina. No alla riduzione della misura cautelare, dunque, per il leader del Tpo allontanato da Bologna dopo i tafferugli del 18 giugno scorso in occasione dello sgombero di una palazzina occupata in viale Aldini. Il giudice Magliaro, lo stesso che aveva firmato il divieto di dimora notificato a De Pieri venerdì, non ha ritenuto sufficienti le spiegazioni fornite stamattina dall’indagato e ha deciso di mantenere in vigore la misura cautelare, autorizzando però l’accesso alla città per motivi lavorativi. Per il giudice, l’obbligo di firma proposto dal difensore di De Pieri, avvocato Simone Sabattini, “non appare attualmente utile ad evitare il pericolo di reiterazione, poiché le condotte che si ritiene necessario evitare potrebbero comunque verificarsi in date e orari non preventivabili”. Al leader del Tpo è stato concesso anche un permesso apposito per partecipare, domani pomeriggio, alla riunione informativa con i genitori programmata al nido che il suo bimbo si accinge a frequentare.

(DIRE)

Oggi il sindaco Virginio Merola è intervenuto per la prima volta sulla vicenda. “Le interpretazioni delle iniziative della magistratura potremmo sicuramente risparmiarcele – ha detto – La magistratura opera in piena autonomia e applica le leggi. Come sindaco non vorrei più trovarmi in una discussione se il provvedimento di un magistrato è buono o cattivo”.

E la giunta regionale dell’Associazione nazionale magistrati in una nota ha censurato “l’uso di espressioni ingiuriose e intimidatorie da parte di esponenti politici nei confronti della magistratura bolognese”. Facendo esplicito riferimento alle espressioni di solidarietà indirizzate a De Pieri, l’Anm ammonisce: “non possono prescindere dal rispetto della legalità”. “L’esercizio legittimo del diritto di critica nei confronti dei provvedimenti giurisdizionali non può e non deve diventare fonte di delegittimazione e di travisamento dei fatti, oltre a disinformazione pericolosa con riguardo al corretto esercizio della democrazia”, si legge ancora nella nota, in cui il direttivo dell’Emilia-Romagna spiega di riferirsi “alle critiche espresse da alcuni consiglieri comunali, assessori e parlamentari” sui “provvedimenti cautelari assunti dagli uffici giudiziari di Bologna nei confronti di persone ritenute responsabili di reati di oltraggio, resistenza a pubblico ufficiale e di altri gravi delitti”.

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