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Cosa succede quando una freelance si ammala? La storia di Daniela Fregosi

6 feb. –  ”Ho letto innumerevoli guide e libretti informativi per pazienti oncologici, dove venivano descritti i diritti dei lavoratori, dipendenti però. Di noi neppure un cenno. Come se in Italia non ci fosse il popolo delle P.Iva. Come se nessun lavoratore autonomo statisticamente si ammalasse mai seriamente o avesse diritto di ammalarsi come gli altri”.

VIDEO – “Lo Stato fa differenza tra lavoratori, il Cancro no”

Cosa succede quando una freelance si ammala? Lo racconta Daniela Fregosi sul suo blog Afrodite K: il lavoro si ferma, il conto corrente va in tilt, il welfare non funziona come dovrebbe, ma l’acconto Inps per l’anno nuovo bisogna pagarlo lo stesso. Daniela, 45 anni, formatrice con 20 anni di esperienza e lavoratrice autonoma per scelta, ha scoperto di avere un tumore al seno nell’estate del 2013. Da quel momento per lei è iniziata la lotta contro la malattia, ma anche contro la burocrazia e le regole del welfare italiano ideate quando freelance e partite iva non esistevano ancora. Un’esperienza, quella del tumore al seno, purtroppo comune a molte donne. I dati Lilt dicono che il tumore al seno colpisce una donna su 10 nell’arco della vita, e nel 30% dei casi prima dei 50 anni.

Sul suo blog Daniela ha registrato volta per volta le difficoltà che come lavoratrice autonoma in malattia ha incontrato nei rapporti con la sanità e il welfare italiani, ancora tarati sul vecchio rapporto di lavoro dipendente. “Ma un paziente oncologico non è un paziente oncologico e basta? Evidentemente no. Noi siamo malati di cancro di serie B”.

Ecco un passaggio di uno dei suoi post:

“Finalmente ricevo il saldo complessivo delle 2 indennità di malattia il 20 gennaio 2014: totale giorni indennizzati 61 (è la regola più di 61 in un anno non te ne danno, meno male che il 2013 è finito sennò m’attaccavo). La cifra totale è di 794,46€ per una media di circa 13 € al giorno”.

Dopo lo sconcerto nello scoprire il limite a 61 giorni arriva il commento amaro:

“Complessivamente sarebbe almeno uno straccio di diritto per un lavoratore autonomo che si ammala gravemente, ma lo scandalo anticostituzionale dello sbarramento dei 61 giorni, lo trovo davvero disgustoso. Chi ha un tumore o una malattia seria comprende benissimo quello che sto dicendo, ma anche chiunque si sia trovato ad assistere un proprio caro arriva a capire che si sono patologie molto lunghe nelle quali 2 mesi sono ridicoli. Pensate solo ad un ciclo di chemio….. oppure alle mie complicazioni post chirurgiche che sono iniziate ad agosto 2013 e, pur migliorando lentissimamente, sono ancora in corso”.

Ma il sistema sanitario nazionale non dovrebbe occuparsi di tutto? Così dice la teoria, la pratica – e il problema vale per dipendenti e autonomi – dice che a meno di non voler attendere mesi in coda per le visite specialistiche ci si rivolge alla sanità privata. Che ha un costo. Poi ci sono le terapie riabilitative, l’eventuale aiuto domestico, le visite extra, la fisioterapia, la chirurgia ricostruttiva, i farmaci non rimborsati. Oltre ai guadagni mancati a causa della malattia. Infine c’è il fisco, che non si ferma di fronte al tumore e allo stop lavorativo che ne consegue.

“I pochi spiccioli a cui avrei poi diritto me li devo conquistare, tra funzionari che non sono informati, portale INPS che è inadeguato, tempi lunghi di attesa. E nel frattempo arrivano le scadenze, tra cui il pagamento degli anticipi. Ma come, mi si chiede di pagare INPS e IRPEF in anticipo mentre non ho ancora ricevuto le scarsissime indennità che mi spettano?”

La storia di Daniela Fregosi è stata rilanciata da Acta, associazione che dà rappresentanza a professionisti del cosiddetto “terziario avanzato”, e cioè formatori, ricercatori, informatici, creativi e altre categorie di consulenti. “Stiamo organizzando una campagna per rivendicare il diritto dei freelance gravemente malati a vedere riconosciute le tutele di cui dovrebbero godere. Chiederemo la deroga degli anticipi INPS in caso di malattia grave, una revisione delle sanzioni per il ritardato pagamento e tempi certi per l’erogazione delle indennità di malattia. Vorremmo anche maggiore attenzione da parte dell’INPS nella corretta informazione ai lavoratori autonomi malati, per consentire loro di accedere più facilmente alle prestazioni di cui hanno diritto”. Da tempo Acta chiede alla politica italiana di rispettare le indicazioni europee e garantire sicurezza sociale al lavoro autonomo.

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