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Corriere.it è l’unico a gonfiare i suoi clic?

Massimo Gentile su Data Media Hub la prende con ironia

Bologna, 6 giu. – A puntare il dito è stato per primo Wired.it con un titolo chiaro “Il Corriere.it ha gonfiato il proprio traffico internet con l’acquisto di clic fasulli”. Un’accusa che indigna coloro che l’informazione la fanno, la leggono ma anche chi fa inserzioni pubblicitarie. Secondo Rcs ciò avveniva a loro insaputa, Tradedoubler nega che ci sia stata attività fraudolenta, ma conferma che si è stato utilizzato il metodo del “site under“.

Come funziona? Secondo quanto mostrato dal video di Wired, su un sito internet (nel caso specifico stranemaweb.com) la chiusura di un popup provoca l’apertura di una nuova scheda con una pagina del Corriere.it. Quindi, nei fatti Corriere, registra un clic che non era intenzionale da parte dell’utente.

“E’ un fenomeno relativamente nuova” ci spiega Pier Luca Santoro (@pedroelrey) di Data Media Hub, “ma sicuramente Corriere.it non è l’unico a fare questo tipo di operazioni”. “Il problema di fondo è che tutta l’economia dei quotidiani online si basa sulle pagine viste”, ci dice ancora Santoro. Bisognerebbe cominciare ad usare altre metriche siano di maggiore qualità sia per gli inserzionisti, che possono sentirsi frodati, ma che siano anche reali: ad esempio, ci riporta Santoro, chi usa AdBlock viene conteggiato tra coloro che vedono il banner quando non è così.

Alla base di questi meccanismi ci sono i cookies. Cosa sono? Ce lo spiega Francesco Traficante (@F_Traficante), data protection officer e consulente privacy a Microell: “Piccoli file di testo che i siti visitati inviano al terminale dell’utente, per essere poi ritrasmessi agli stessi siti alla visita successiva”. Sono quelli che permettono di memorizzare i carrelli della spesa per l’ecommerce, che ricordano e personalizzano le procedure di login, come per esempio la lingua scelta, che permettono il conteggio di Google Analytics, che creano vere e proprie profilazioni dei nostri comportamenti online per proporci pubblicità personalizzata.

Recentemente il Garante per la Privacy ha vietato l’installazione dei cookie per finalità di marketing senza il consenso dell’utente. Il provvedimento arriva da una direttiva europea del 2009 e un decreto legge, ci spiega Traficante.

Il rischio? Santoro lo riassume in una battuta “Hanno venduto l’anima al diavolo per non leggere il contratto”. Era il titolo di un articolo dello stesso Santoro scritto nel 2009 in cui si raccontava di un’azienda di videogames che aveva inserito la “vendita dell’anima al diavolo” all’interno del contratto di download. Ovviamente nessuno l’aveva letto, quanti leggeranno e rifiuteranno la propria profilazione online attraverso i cookies?

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