15 set. – «Il timore dell’arcivescovo Carlo Caffarra è che il coro fosse un modo per convincere la gente che eterosessuali ed omosessuali sono uguali. Cosa che posso assolutamente confermare». Il direttore del coro Komos Paolo Montanari, racconta come il parroco di San Bartolomeo della Beverara don Nildo Pirani gli ha spiegato che la sala prove della parrocchia non poteva più essere concessa al gruppo di cantori, perché gay. Komos è il primo coro in Italia formato da 25 uomini gay e specializzato in musica classica. L’ordine a don Nildo, non nuovo ad iniziative di accoglienza che hanno fatto storcere il naso a via Altabella, è arrivato direttamente dai piani alti della Curia. Ieri sera il parroco ha consegnato ai coristi una lettera in cui si spiega che la disposizione si rifa ad una missiva della Congregazione per la dottrine della fede del 1986. Ora Komos, già sfrattato da Arcigay per divergenze con l’associazione, cerca una nuova sede e si appella al Comune e ai cittadini per chiedere se esiste uno spazio in città adatto ad un coro formato interamente da omosessuali.
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