Bologna, 2 mag. – Accogliendo i ricorsi delle difese, il Gip ha revocato le misure a cui erano sottoposti cinque attivisti del collettivo Hobo, coinvolti nell’indagine sui tafferugli scoppiati a Bologna il 12 dicembre 2014, per la visita in università del ministro Marianna Madia. I cinque da metà maggio 2015 erano ai domiciliari, poi da settembre la misura era stata sostituita da divieti e obblighi di dimora. Nei giorni scorsi i difensori, per quattro l’avvocato Ugo Funghi e per uno l’avvocato Gian Andrea Ronchi, hanno avanzato istanza di revoca, accolta dal Gip. Uno dei cinque, Jashn Tirgan Parvis, è ancora sottoposto ad un divieto di dimora nell’ambito di un’altra vicenda. “In questi mesi – commenta il collettivo Libertà di dimora – pezzo dopo pezzo il debole e infame castello accusatorio costruito dal sistema di potere bolognese, fondato sull’asse PD-Procura e Questura, è stato attaccato dalla determinazione della lotta per la libertà e il dissenso. Oggi quel castello di carta definitivamente crolla su stesso e con esso le arbitrarie misure cautelari e preventive che hanno limitato per mesi la libertà di chi quotidianamente mette in gioco il proprio corpo per un’Università, una città e un mondo liberi da fascismo e razzismo, dalla militarizzazione degli spazi pubblici e del sapere, dalla violenza dello sfruttamento”. (ANSA).
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