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Colata. I tecnici della provincia avevano bocciato il progetto

Bologna, 8 ott – In una relazione tecnica del 5 giugno 2007 i dirigenti dell’ex provincia esprimevano “forti perplessità” sulla Colata di Idice, nell’area fra la via Emilia e via Palazzetti “come ambito idoneo ad accogliere nuovi insediamenti residenziali o misti”. Un parere che poi l’amministrazione dell’epoca ignorerà, dando il via libera alla Colata. Ma il maxi insediamento da 582 alloggi è stato bloccato dal sindaco di San Lazzaro Isabella Conti. Lo stop al progetto sarebbe partito da questa relazione, trovata dagli inquierenti nel Comune di Castenaso e mai protocollato dal Comune di San Lazzaro.

La bocciatura Tre i punti fondamentali della relazione istruttoria dell’ex provincia: rischio esondazione,  problemi di viabilità  e scarsità di servizi. I terreni  si trovano infatti in una zona di ricarica delle falde acquifere: “La porzione orientale dell’area – si legge –  è compresa nella fascia di tutela fluviale, con l’estremità est ricadente in area a rischio esondazione con tempo di ritorno di 200 anni”. E ancora: “La significativa distanza rispetto alle stazioni del servizio ferroviario metropolitano” e – infine -“la carenza di servizi minimi necessari per garantire la sostenibilità dell’insediamento, gravitante dal punto di vista dell’accessibilità viaria sulla via Emilia, arteria già fortemente congestionata”.

Insomma, i tecnici suggerivano un intervento minimo e un impatto limitato sull’area. Cinque mesi dopo, a novembre 2007, venne emesso un nuovo parere, meno rigido ma ugualmente critico. Non c’era l’avvertimento sul rischio esondazione ma restava l’indicazione di “evitare la creazione di un sistema insediativo continuo, seppure intervallato da attrezzature e spazi collettivi anche in ragione del fatto che si tratta di un ampio territorio interamente ricadente nell’ambito di tutela di ricarica della falda acquifera sotterranea”. Si ribadivano poi, come condizioni per la sostenibilità, “la dotazione di servizi e la presenza del trasporto pubblico”.

Di queste indicazioni dei tecnici provinciali non si terrà conto e il progetto andrà dritto, appunto, nella direzione nota, fino alla denuncia dell’attuale sindaco Conti. Questo documento e tutti gli altri sono agli atti dell’inchiesta della Procura.  Per il filone delle pressioni al sindaco Conti sono indagati il direttore generale di Legacoop Simone Gamberini, il sindaco di Castenaso Stefano Sermenghi, l’ex sindaco di San Lazzaro Aldo Bacchiocchi, il costruttore Massimo Venturoli e Germano Camellini, l’ex presidente del collegio dei revisori dei conti. Contro il Comune di Conti c’è invece una causa civile intentata dalle imprese costruttrici che chiedono un risarcimento da 47 milioni di euro.

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