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Cisl: “Nessun segno di ripresa”. E rispolvera il “Lavorare meno, lavorare tutti”

Bologna, 27 dic. – “Si chiude un anno difficilissimo” ha detto Alessandro Alberani, numero uno della Cisl di Bologna, nella consueta conferenza stampa di fine anno. Un anno in cui i timidi segni positivi registrati in alcuni settori, export soprattutto, non fanno comunque parlare di “ripresa”. Anzi, “nessuna ripresa” dice Alberani secondo cui i posti di lavoro persi negli ultimi 5 anni di crisi (20 mila) sono persi per sempre.

Secondo i dati elaborati dal centro studi Cisl, per la prima volta è stata superata, in provincia di Bologna, la quota 91 mila iscritti ai centri per l’impiego. A cui, secondo le stime del sindacato di via Milazzo, vanno aggiunti circa 30 mila persone che, pur non avendo più un lavoro, non si sono nuovamente iscritte alle liste dei disoccupati. “In 5 anni, l’incremento della disoccupazione nel Bolognese è stata del 120%” dice Alberani.

La Cisl bacchetta la giunta Merola, colpevole di aver fatto poco sul fronte “lavoro”. “Milano, Roma, Torino hanno fatto di più” dice Alberani che sprona Palazzo d’Accursio ad impegnarsi di più e a portare a casa il tecnopolo e i progetti selezionati dal Piano Strategico Metropolitano.

La vera emergenza, secondo Alberani, è quella dell’occupazione giovanile: “Nella fascia di età tra i 16 e i 34 anni, la disoccupazione in provincia di Bologna tocca quota 30 mila persone”. Inoltre, sottolinea il segretario della Cisl, “se qualcuno ha la fortuna di trovare un lavoro, alla fine prenderà una pensione da fame”. L’esempio citato da Alberani, che ha incaricato il suo ufficio statistico di fare una proiezione sulla pensione di un trentenne che abbia iniziato a lavorare nei primi anni 2000, parla di circa 600 euro di pensione mensili. “E’ possibile vivere con così poco?” si chiede Alberani che fa anche un po’ di autocritica e si rimprovera “di avere guardato, e giustamente lo abbiamo fatto, troppo a quelli che avevano un lavoro e poco a quelli che lo cercavano”.

E’ appunto per questo, per rilanciare l’occupazione giovanile, che la Cisl rispolvera uno slogan un po’ datato: “Lavorare meno, lavorare tutti”. “Abbiamo notato – dice Alberani – che i paesi in cui si lavora meno ore all’anno sono quelli con i tassi di occupazione più alti”.

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