4 mar. – Al Cie di Modena non c’erano farmaci sufficienti, né il personale previsto, né pasti decenti. Sono alcune delle accuse della Procura di Modena che ha chiesto il rinvio a giudizio di due legali rappresentanti e dell’amministratore di fatto del Consorzio L’Oasi che si era aggiudicato l’appalto della gestione del centro di identificazione ed espulsione, chiuso da agosto e soppresso per decreto a dicembre. Il reato ipotizzato è frode nelle pubbliche forniture.
Il consorzio di Siracusa si era aggiudicato l’appalto triennale al ribasso (30 euro al giorno per ogni ospite) per un corrispettivo di oltre 1,9 milioni di euro. L’esame della documentazione fatto dalla Guardia di Finanza durante le indagini ha rivelato che i certificati contributivi (DURC) non corrispondevano alla reale situazione del Consorzio, che ha un debito con gli enti previdenziali pari a 300 mila euro.
Molte le inadempienze evidenziate durante l’inchiesta: farmaci e terapie mediche non sufficienti o adeguati; fornitura non completa dei kit di vestiti e lenzuola, non cambiati come previsto ogni tre giorni; personale inferiore a quello previsto; fornitura di pasti di porzioni scarse e di scarsa qualità.
Questa situazione ha determinato nel corso del 2013 tensioni sia tra i trattenuti nel Cie, sia tra il personale. Il Consorzio L’Oasi aveva in gestione anche il Cie di Bologna, chiuso esattamente un anno e fa stava per aggiudicarsi l’appalto dei Cie di Milano e di Roma, l’intervento della Guardia di Finanza di Modena ha bloccato le assegnazioni.
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