Bologna, 12 giu. – Dopo una lunghissima trattativa la Prefettura ha messo a disposizione 60 posti nei Cas (i centri di accoglienza dei migranti) in 5 città dell’Emilia-Romagna per i migranti dell’hub di Bologna che hanno scelto di restare in città e di non andare in Sicilia come da piani iniziali del Ministero. Soddisfatto l’assessore Marco Lombardo, che assieme ai colleghi Barigazzi e Lepore ha gestito per Palazzo d’Accursio quello che ad un certo punto è sembrato un braccio di ferro infinito con la Prefetta Patrizia Impresa.
“Nessuno ha dormito in strada – ha detto Lombardo – per tutta la giornata abbiamo cercato di tenere il punto con la Prefettura su di un principio: non era il Comune a doversi occupare di queste persone ma lo Stato. La rete di solidarietà che si è attivata in città è stata straordinaria ma non deve sostituire la responsabilità del governo”. Infine un giudizio sull’operato della Prefettura: “Questa vicenda doveva essere gestita meglio, e il dietrofront serale della prefettura lo dimostra. Si potevano fare i lavori di ristrutturazione senza chiudere la struttura? Sì. Si potevano mandare i migranti in strutture regionali e non in Sicilia? Sì. E allora perché proprio l’hub di via Mattei? Se Salvini voleva cominciare da qui la sua campagna elettorale in vista delle prossime elezioni regionali è stato sconfitto”.
Soddisfazione anche da parte di Nazzarena Zorzella, avvocata dell’Asgi (l’associazione di studi giuridici): “E’ stata raggiunta una ottima soluzione. Perché i migranti sono rimasti a Bologna per continuare qui la loro vita, e perché lo hanno fatto scegliendo liberamente e in modo consapevole”. Resta aperto il nodo dei 35 operatori dell’hub. “Domani inizierà la trattativa”, spiega Fabio Perretta dell’Usb che però vede nero il futuro per il sistema dell’accoglienza italiano e quindi bolognese. “Il decreto sicurezza di Salvini non aiuta, ci saranno altre crisi in futuro. Serve un tavolo politico per gestire la crisi che arriverà”.
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