Bologna, 10 giu. – Duecento persone alle 9 di questa mattina in Piazza Roosevelt per il presidio contro la chiusura dell’Hub di via Mattei, il centro di accoglienza e smistamento migranti regionale di Bologna. Di fronte alla Prefettura lavoratori, sindacati, associazioni e anche cittadini che sostengono la protesta. La notizia della chiusura è arrivata all’improvviso venerdì sera (qui la notizia) con un’intervista che la prefetta Patrizia Impresa ha rilasciato al Resto del Carlino annunciando una ristrutturazione straordinaria dello stabile a partire dal 14 giugno. Due le conseguenze: 35 operatori senza più un posto di lavoro e, ha spiegato Impresa, 156 migranti sui 183 attualmente ospitati che saranno inviati a Caltanissetta. Da qui la protesta che ha visto sabato e domenica sera gli operatori dell’accoglienza intervenire durante la “Repubblica delle idee” in Piazza Maggiore dove hanno ricevuto il sostegno di don Ciotti, Luigi Manconi e Aboubakar Soumahoro sabato sera, Mimmo Lucano domenica, e l’appoggio della cittadinanza che ha applaudito sostenendo il loro intervento in entrambe le occasioni. Oggi, dopo il presidio sotto la Prefettura altra manifestazione in Comune e interruzione dei lavori.
Gli operatori avevano chiesto la convocazione di un tavolo di confronto con le istituzioni (Prefettura, Città Metropolitana di Bologna e il Consorzio Arcolaio, che è l’ente gestore) al fine di trovare una soluzione concordata per il collocamento di tutte le persone che si trovano all’improvviso senza lavoro, o peggio ancora, senza il posto in cui hanno vissuto negli ultimi mesi, o anni (il caso dei migranti). La necessità di ristrutturare il centro è riconosciuta anche dai sindacati, ma “le modalità con cui è stata presa e comunicata la decisione è una scelta politica che caccia da questa città e da questo territorio la maggior parte di queste persone” dice Stefano Re di Adl Cobas, che spiega come “attualmente il centro non raggiunge la capienza massima, e oltre a questo a Bologna sono numerosissime le strutture vuote che possono essere utilizzate per ricollocare queste persone, che devono restare nel territorio, dove faticosamente e grazie alle diverse realtà mutualistiche, hanno fatto grandi passi in avanti nella loro possibilità di vivere dignitosamente nel territorio. Le persone non possono essere spostati come pacchi da una parte all’altra del paese.”
“L’incontro tra le parti, Consorzio e Prefettura, è saltato: probabilmente per via della pressione pubblica è stato rinviato, una scelta sbagliata in quanto deve essere riconosciuta l’urgenza di convocare immediatamente tutte le parti coinvolte e discutere la collocazione” racconta Federico Serra, del sindacato Usb.
Molte delle 156 persone per cui si prospetta un trasferimento a Caltanissetta vivono a Bologna e nonostante la situazione difficile della struttura in cui sono ospitate, hanno intessuto relazioni con varie realtà di una città che offre loro diverse possibilità di integrazione. “Oltre a ciò, e non in secondo piano ci sono 35 operatori e operatrici dell’accoglienza, lavoratori che si ritrovano in una situazione ancora più precaria, e dovranno capire entro una settimana se saranno trasferiti o se si troveranno a casa” spiega Margherita Boncompagni, operatrice all’interno della struttura.
Francesco Dal Cerro
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