Bologna, 27 mag. – Si sono presentati in Piazza Re Enzo, in una cinquantina, per un presidio organizzato dalla Fp-Cgil. Sono gli educatori della cooperativa Quadrifoglio. Impegnati durante l’anno nelle scuole di Bologna, restano senza lavoro né stipendio nei mesi estivi. Una situazione che dura ormai da anni e che coinvolge circa 350 educatori (sui 450 che complessivamente lavorano in Quadrifoglio). “Lavoratori precari a tempo indeterminato”, recitava un cartello agitato durante il presidio.
Molti degli educatori hanno infatti un contratto a tempo indeterminato e da settembre a giugno sono pagati regolarmente. Poi chiudono le scuole, e salvo il caso di un centinaio di educatori che seguono bimbi con handicap (questione complessa, “ci crederemo quando lo vedremo”, dicono alcuni), tutti gli altri sono costretti a mettersi in aspettativa e cercare un lavoro. Ad esempio nei centri estivi cittadini, anche se con stipendi molto più bassi e affrontando la concorrenza di animatori sportivi e, da quest’anno, dei volontari.
Bologna. Tra gli educatori dei centri estivi la paura è quella del volontariato
“Cosa farò a giugno? Non lo so”, rispondono molti di loro. “Se mi andrà bene me lo diranno la settimana prima, e mi dovrò accontentare di 500 euro al mese“, ci racconta un’educatrice.
Al tavolo di crisi chiesto dalla Cgil e tenutosi in Provincia lunedì 26 maggio, il sindacato ha chiesto alle polisportive che gestiranno i centri estivi di assumere per l’estate tutto il personale Quadrifoglio. Un modo per tamponare temporaneamente il problema. “Ci hanno detto di non essere disponibili e di avere i propri educatori – spiega Simone Raffaelli della Fp-Cgil – In realtà stanno già contattando chi ritengono necessario. Purtroppo non tutti riceveranno una chiamata”. La Cgil nel frattempo mette in fila alcune richieste. Innanzitutto, “basta coi bandi che coinvolgono le associazioni e i volontari”, poi, il Comune di Bologna dovrebbe garantire agli educatori di Quadrifoglio “una clausola di salvaguardia in modo da farli lavorare anche nei centri, pure coi bambini non certificati”. Anche perché su mille disabili assistiti durante l’inverno nelle scuole, ragiona Raffaelli, solo un centinaio si iscrivono nei centri estivi.
“Una volta riuscivamo a lavorare nei centri estivi – spiega un educatore – Adesso invece hanno affidato i centri a polisportive e associazioni varie. Si guadagna di meno e non ci sono certezze”.
Per la Cgil c’è un’altra soluzione che potrebbe essere inserita nel bando comunale da 23 milioni di euro che sta per uscire e che riguarderà la gestione triennale dei servizi educativo-assistenziali nelle scuole bolognesi. I centri estivi dovrebbero essere parte integrante di quel bando, spiega Raffaelli, in modo da far lavorare gli educatori tutto l’anno. Nella delibera di giunta approvata dal Consiglio comunale a marzo si parla sì di centri estivi, ma li si comprendono nel maxi bando con la formula: “laddove si ravvisino le condizioni organizzative”. Il margine discrezionale per escluderli dunque c’è ancora, e per questo la Cgil si sta mobilitando.
Intanto Usb, che non ha firmato il protocollo col Comune definendolo carta straccia e ha già manifestato un paio di volte in Comune denunciando il problema, ha convocato uno sciopero per il 4 giugno. L’assessore comunale alla Scuola, Marilena Pillati, interrogata dall’agenzia Dire sulla questione, ha risposto che il Comune “ha preso un impegno per garantire la continuità educativa dei bambini disabili che si iscrivono ai centri estivi”, anche se questo “dipende anche dal numero delle iscrizioni dei bimbi certificati”. Non è quindi assicurato, anche se i verbali fino ad ora firmati vanno in questo senso, che tutti gli educatori che durante l’inverno seguono bambini certificati avranno la garanzia di un lavoro estivo.
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