Chi ha paura del digitale a scuola?

Stefano Epifani e Giovanni Boccia Artieri a Pensatech per fare il punto sulla digitalizzazione a scuola, tra mistificazioni e bisogno di formazione.

Radio Città del Capo - Chi ha paura del digitale a scuola?

Foto CC Flickr di starmanseries

7 feb. – Tablet al posto dei libri, registro elettronico, lavagne interattive… la scuola del futuro pareva dietro l’angolo secondo le promesse del ministro Profumo. Poi le scadenze si sono dilatate, il governo è caduto e l’anno scolastico è iniziato ancora tra gessi e cancellini. In Emilia Romagna arrivano 4 milioni e mezzo di fondi per le nuove tecnologie digitali e di rete nelle scuole, ma allo stesso tempo, chi il wifi ce l’ha lo spegne, come successo a Minerbio pochi giorni fa. Pensatech questa settimana si chiede: “E’ paura dell’inquinamento o poca cultura digitale?”

Stefano Epifani (@stefanoepifani), direttore di TechEconomy e docente alla Sapienza, ci racconta di insegnanti alla ricerca del segnale wifi per i corridoi della scuola. Il problema delle infrastrutture è, quindi, ancora uno dei fattori che determinano l’arretratezza del digitale tra i banchi. Ma spesso, ci dice ancora Epifani, “dove computer e lavagne elettroniche ci sono manca chi è in grado di usarle” oppure “non c’è la compatibilità dei vigili del fuoco per le strutture dove le lavagne elettroniche dovrebbero essere installate”. Un altro ostacolo è la differenza tra libro digitale e di carta, il secondo ha l’Iva agevolata, il primo no, così come anche le detrazioni fiscali. Si continua a parlare di “pericoli della rete” senza vedere il cambiamento. Quando sono arrivate le automobili, ci racconta Epifani, erano preceduti da un avvisatore che gridava “arriva l’automobile” per salvare i posti di lavoro dei conduttori di carrozze.

“La scelta non è tra classi digitalizzati e non digitalizzate” ci dice Giovanni Boccia Artieri (@gba_mm), sociologo dell’Università di Urbino ed esperto di digitale. Facciamo ricerche on line e usiamo lo smartphone in ogni momento della giornata, ma quello che manca “è integrare questo anche nei processi educativi”. Genitori e insegnanti non possono aspettare che siano i ragazzi ad insegnare a loro come  usare le nuove tecnologie. Ai bambini chiediamo sempre “Come è andata oggi a scuola” ma mai “Come è andata oggi su internet“, eppure, ci dice Boccia Artieri, quello è un’ambiente in cui passano molte ore, ascoltando musica, parlando con gli amici, scambiandosi immagini. La scuola è il luogo in cui l’integrazione con il digitale dovrebbe essere privilegiate. Con la lavagna elettronica poi “dipende da cosa ci facciamo” conclude  Boccia Artieri.