Centrale Enel di Porto Tolle: ancora una volta ambiente contro lavoro
A Porto Tolle, nel Parco del Delta del Po, Enel vuole trasformare la centrale termoelettrica a olio combustibile in centrale a carbone, con una emissione di Co2 pari a 4 volte l’anidride carbonica prodotta dalla città di Milano. La Regione Veneto sta cambiando la legge che istituisce il Parco del Delta per consentire la trasformazione. Le associazioni ambientaliste però non mollano la loro battaglia. Hanno contro i lavoratori della centrale, che temono di perdere il posto. Ancora una volta nel nostro paese l’assenza di politica industriale lascia soli i lavoratori di fronte alle scelte dei colossi energetici.

21 lug. – A Porto Tolle, nel Parco del Delta del Po, Enel vuole trasformare la centrale termoelettrica a olio combustibile in centrale a carbone, con una emissione di Co2 pari a 4 volte l’anidride carbonica prodotta dalla città di Milano. Porto Tolle diventerebbe così la seconda fonte “clima killer” in Italia, dopo la centrale Enel di Brindisi.
La Regione Veneto sta cambiando la legge che istituisce il Parco del Delta per consentire la trasformazione e anche la manovra finanziaria del governo ha dato una mano a Enel, inserendo una scappatoia che consenta di eludere le norme regionali esistenti. Le associazioni ambientaliste però non mollano la loro battaglia, forti anche di un pronunciamento del Consiglio di stato che ha bocciato la conversione al carbone.
A Venezia Greenpeace ha ormeggiato ieri davanti al palazzo della Regione un’imbarcazione su cui ha steso lo striscione “il carbone pulito non esiste”. “Quella in discussione a Palazzo Ferro-Fini è una norma “ad aziendam” che darebbe modo all’Enel di produrre elettricità attraverso la fonte più inquinante e nociva per il clima, impattando su un’area protetta”, ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. “Enel contribuirebbe molto di più alla crescita del Paese e alla ricchezza del territorio investendo i 2,5 milioni di euro, previsti per la centrale a carbone, in energia pulita o in efficienza energetica”.
Andrea Boraschi ai nostri microfoni:
I lavoratori della centrale invece temono che fermare la riconversione porti Enel a dismettere la centrale, per loro ci sarebbe la disoccupazione. Quattrocento persone che resterebbero senza alternativa, perché l’area veneta del Delta è un’area profondamente depressa. Ancora una volta nel nostro paese l’assenza di politica industriale lascia soli i lavoratori di fronte alle scelte dei colossi energetici.
Claudio Moschin per la Cgil di Rovigo sta seguendo la vicenda da un decennio: