27 gen. – Un appuntato che visita Artefiera la mattina e rimane così sconcertato da segnalare l’opera ai suoi superiori. I vertici dei Carabinieri informano il procuratore aggiunto Silverio Piro e prima che la kermesse chiuda, alle 17.30, scatta il blitz. E’ nato così, e non da un esposto, il sequestro del crocifisso in legno dell’artista bolognese Federico Solmi. Indagati con lui per vilipendio di una confessione religiosa e esposizione di opera oscena ci sono anche il direttore creativo e l’amministratrice della Note Gallery di Napoli.
L’opera si ispira ai crocifissi lignei del ‘300. Vi è ritratto un papa immaginario con una visibile erezione.
I decreti di sequestro sono due: il primo dei Carabinieri e il secondo della Procura di Bologna, firmato dal procuratore Saverio Piro e dal Pm Luigi Persico. Quest’ultimo ipotizza il reato di esposizione di oggetti osceni e non di opere d’arte oscene. La differenza sta a sottolineare che i magistrati non considerano il crocifisso un oggetto con la dignità d’arte.
«Osceno, blasfemo, una bestemmia» ha detto il procuratore Piro, aggiungendo che «il sentimento religioso è qualcosa che va protetto, qualcosa di cui il magistrato in Italia deve farsi carico».
A margine si deve notare però che la magistratura deve tenere conto della libertà d’espressione, anche quando si esprime in forme provocatorie, e che non spetta alla magistratura stessa stabilire cosa sia arte e cosa non lo sia.
Nella foto, per concessione dell’autore, opere di Federico Solmi
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