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Cara Irma, Bologna si è ricordata di te

Cara Irma,

buon compleanno. Oggi, se non avessi incontrato i fascisti di Tartatorri in quell’agosto del 1944, avresti compiuto 100 anni, salute permettendo.

E’ passato qualche mese da quando ti ho scritto la prima volta. Era agosto e davanti alla lapide di marmo bianco nella via che porta il tuo nome c’era solo un mazzo di fiori di plastica. Ricorreva l’anniversario della tua uccisione. Nel caldo di agosto Bologna sembrava essersi dimenticata di te: tu che fosti, come recita la motivazione della medaglia d’oro al valor militare, “prima fra le donne bolognesi ad impugnare le armi per la lotta nel nome della libertà”. 

Oggi però, nel giorno del tuo centesimo compleanno, Bologna si è ricordata di te. Su quel marciapiede, in una fredda mattina di aprile, tra i bagolari ancora senza foglie, c’era più traffico del solito. In tutto, alcune decine di persone. C’era chi ha combattuto, come te, per “la vita e il riscatto del popolo e dell’Italia”. C’erano il sindaco, la presidente del consiglio comunale e i rappresentati dell’Esercito, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e della Municipale: li chiamano “autorità civili e militari”. C’erano anche alcune decine di studenti delle medie Guinizelli, le tue scuole.

C’era soprattutto tua nipote Lia. Era emozionata: le hanno presentato il sindaco, la presidente del Consiglio comunale e il presidente dell’Anpi ‘Italiano’ Romagnoli. Non voleva essere fotografata: “Non vengo bene” si schermiva coi fotografi. Lia non ti ha conosciuto e tu non ha conosciuto lei. Tua sorella Nastia era incinta di lei quando in quel maledetto agosto, insieme a tua madre, girò per giorni le carceri di Bologna per cercarti. Inutilmente. “Poi l’hanno ritrovata qui” ha detto Lia indicando la lapide bianca sotto la quale il sindaco aveva appena deposto una corona d’alloro e un ragazzino aveva sistemato un mazzo di garofani rossi e bianchi. Ai piedi del muro, sul marciapiede, un mazzo di rose rosse.

Irma era una donna normale, come le altre” ha detto Lia che ti ha conosciuto grazie ai racconti di tua madre e di tua sorella. Qualche volta, in passato, “forse per un 25 Aprile”, tua nipote ha accompagnato tua madre sotto la lapide. Un dolore privato il loro, fatto di ricordi famigliari e di poca politica. “Irma Bandiera ormai è diventata un simbolo della lotta di Resistenza” ha detto Simona Lembi, presidente del consiglio comunale.

Il ricordo privato e quello pubblico, Irma, non sempre si capiscono e si riconoscono. Forse tuo malgrado, compagna Mimma, tu un simbolo lo sei diventato. Non delle “staffette”, termine generico e semplicistico, ma delle donne ribelli che hanno deciso di combattere per un mondo migliore. E Bologna ha deciso di ricordarsene. Degnamente. Chi ha organizzato l’evento di oggi ha assicurato che non si tratta di un ‘risarcimento’ per la dimenticanza della scorsa estate. Vero o no, di sicuro Bologna ha voluto celebrarti nel modo migliore inaugurando con il tuo ricordo il lungo cartellone di celebrazioni per il Settantesimo della Resistenza.

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