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Caporalato. Coop: “I nostri prodotti sono etici, sugli altri marchi non garantiamo”

Foto pubblicata da Coop su Facebook

Bologna, 9 giu. – Se è vero che esiste una legge, la 199/16, a tutela dei lavoratori agricoli contro lo sfruttamento dei caporali, è anche vero che i primi a prestare attenzione dovrebbero essere i consumatori. Ogni volta che si acquista una passata di pomodoro o un cesto di arance ad un prezzo eccezionalmente basso, bisognerebbe perciò domandarsi come è possibile che quel prodotto costi così poco. La risposta sta nella grande distribuzione organizzata, laddove questa impone una politica di riduzione dei prezzi che schiaccia la base della filiera produttiva ricadendo sulle spalle dei braccianti: “Al Sud siamo a livelli inimmaginabili – denuncia Umberto Franciosi della segreteria nazionale – con paghe orarie da 2/3 euro all’ora”. E il Nord non è esente, nemmeno l’Emilia-Romagna, perché la paga potrà anche arrivare fino a “4/5 euro all’ora ma si tratta sempre di sotto salario. Ci vuole attenzione da parte della Grande distribuzione organizzata che non può continuare con le aste a doppio ribasso a strozzare questo settore e ci vuole attenzione da parte dei consumatori”.

“Chiunque compra a prezzi più bassi se ne assume le responsabilità”, avverte Maura Latini, dirigente di Coop Italia. Da parte sua, Coop garantisce sulla linea ‘Origine’ il “controllo costante dei prodotti, che siano sani ed eticamente corretti”. Lantini spiega che proprio in questo momento “ci sono sette ispettori in campo in Puglia e in Campania“, dove vengono raccolti i pomodori poi trasformati in passata. In quelle terre che si sono macchiate del sangue dell’ultima strage di braccianti: 16 morti nei due incidenti stradali nel foggiano. Quando la cooperativa individua perciò “situazioni non conformi” interviene aiutando a migliorare laddove sia possibile, altrimenti esclude i fornitori dalla relazione commerciale. Nessuna garanzia però sugli “altri marchi” che si trovano sugli scaffali dei supermercati, di cui Lantini spiega “non essere in grado di conoscere i contenuti”. Aggiungendo, sul sistema delle aste al ribasso di “non averle mai fatte e di non farle”, e ricordando comunque che il prezzo è “frutto di un accordo di filiera del territorio che dà il riferimento del costo del lavoro”. La stessa Coop, ad esempio, dichiara di pagare “i pomodori il 10% in più circa” rispetto al prezzo fissato di stagione in stagione.

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